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Guerra di querele tra un detenuto e il commissario della casa di reclusione

di    -    Pubblicato il 6/03/2013                 
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URBINO – Guerra a colpi di carte bollate al tribunale di Urbino tra un detenuto e il commissario della casa di reclusione. Ad iniziare è stato Vincenzo Stanzione, 55 anni, originario di Napoli. Nel 2011, periodo in cui scontava la sua pena a Fossombrone, Stanzione inviò alla procura di Pesaro, a quella di Urbino, al ministro della Giustizia e ad altri rappresentanti istituzionali una serie di lettere in cui accusava il comandante e gli altri agenti in servizio di “abusi e percosse fisiche” e denunciava di essere “soggetto a rappresaglie e minacce da parte del corpo di polizia”.

Le lettere, scritte a mano dal detenuto, parlavano inoltre dell’esistenza di un “potere occulto e perverso”. La denuncia riguardava il personale del carcere, tutti gli agenti e anche il comandante Andrea Tosoni, 48 anni, di Deruta (PG), che decise di querelare per diffamazione Vincenzo Stanzione a causa delle frasi offensive e diffamatorie per la sua persona e per le persone che, come comandante del carcere, rappresentava.

Alla querela di Tosoni seguirono altre lettere di Stanzione in cui diceva di essere vittima “di denuncia di querela ma sono io la parte lesa”.

Andrea Tosoni è stato sentito oggi come teste di fronte al giudice di pace del tribunale di Urbino ha riferito che Stazione, nell’anno e mezzo passato a Fossombrone, “ne ha combinate di tutti i colori, finendo più volte anche in tribunale”. L’ex comandante ha descritto il pregiudicato come un “soggetto molto problematico, aveva fobie, manie, era grafomane e si sentiva un perseguitato”.

Stanzione, scarcerato il 28 febbraio 2013 dalla casa circondariale di Agrigento per fine pena, non si è presentato all’udienza di conciliazione e nemmeno il suo avvocato Massimo Amoriello.

Il giudice Morosi e il vice procuratore onorario hanno tuttavia rilevato un difetto di competenza perché se il reato di diffamazione – del quale è accusato Stanzione – riguarda un pubblico ufficiale, scatta l’aggravante. Il processo deve quindi svolgersi davanti al tribunale.

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