URBINO- “Grave carenza di organico” è la motivazione affissa alle porte delle aule. “Questioni organizzative connesse alla prossima soppressione del Tribunale”, l’ostacolo alla normale attività. Nella sola giornata di ieri, almeno venticinque udienze preliminari sono state rimandate a novembre in vista della possibile chiusura del tribunale di Urbino, prevista per settembre 2013.
Magistrati, avvocati e utenti in questo momento devono fare i conti con le carenze strutturali dell’organico – che al momento ha soltanto tre magistrati sui sei previsti e un solo giudice di pace per un bacino di utenza di circa 100.000 abitanti ripartiti in 35 comuni – e con la spada di Damocle di una chiusura annunciata ma non ancora certa.
“Urbino è sempre stato molto veloce nei procedimenti – ha commentato il segretario dell’Ordine degli Avvocati Sandro Carloni- e questo inedito momento di stallo si riflette sia sui processi che sui clienti. Lo slittamento del parere del Csm chiesto dal ministro Paola Severino nelle scorse settime, tuttavia, mi fa ben sperare sia sulla sopravvivenza del nostro Tribunale, sia sull’aumento dell’organico”.
Il decreto legislativo del 7 settembre 2012, il cosiddetto taglia-tribunalini, ha disposto infatti la chiusura del Tribunale di Urbino e della relativa Procura della Repubblica. Entrambi dovrebbero essere accorpati al Tribunale di Pesaro.
La riorganizzazione degli uffici rientra nella cornice dei tagli ai costi dell’amministrazione giudiziaria pianificata dal governo Monti. Ma magistrati e avvocati hanno contestato da subito il provvedimento appellandosi non solo al danno arrecato a tutti gli utenti del Tribunale, ma anche alla particolare situazione di Urbino, che è capoluogo di provincia insieme a Pesaro.
In realtà il Tribunale non naviga in buone acque sin dalla fine del 2011 quando il Csm, prima ancora dell’approvazione del decreto legislativo, aveva interrotto l’assegnazione di nuovi magistrati creando non pochi problemi all’iter quotidiano dei processi.
Ordine degli avvocati, dipendenti e presidente del Tribunale hanno percorso vie diverse ma parallele nel tentativo di opporsi al provvedimento: se i primi due hanno seguito la strada del ricorso al Tar del Lazio, il giudice Paolo Cigliola, poi diventato presidente del Tribunale, ha sollevato la questione di legittimità alla Corte costituzionale quando nel corso di un processo penale si è trovato costretto a rinviarlo a ottobre 2013, ovvero a una data posteriore a quella prevista per il trasferimento a Pesaro.
“Tar e Corte Costituzionale non si sono ancora espresse in merito ai ricorsi- sottolinea Carloni – e al momento Urbino è in bilico tra il decreto ‘taglia tribunalini’, che aspetta il parere obbligatorio ma non vincolante del Consiglio superiore della magistratura, e l’insediamento del nuovo governo che potrebbe reinserire Urbino nella pianta organica assieme ad altri cinque in tutta Italia”.
I rinvii stabiliti oggi e negli ultimi mesi, infatti, riguardano processi lunghi e complessi che, in caso di spostamento al tribunale di Pesaro, potrebbero essere interrotti o subire la sostituzione del magistrato. Nessun problema, invece, per le cause civili, i patteggiamenti, i procedimenti per direttissima e per tutti i processi di breve durata.