FERMIGNANO – Lungo il fiume Metauro i tronchi e i rami secchi scorrono lentamente. La forza della corrente li trasporta a valle. Ed è lì, sotto ai ponti tra Fermignano, Urbania e Acqualagna che finiscono il loro lungo viaggio: una montagna di detriti che ostruisce il flusso dell’acqua e mette a rischio la stabilità stessa dei ponti. “Quando piove forte e il livello dell’acqua sale, c’è il rischio esondazione”, afferma Alessandro Capucci, vice referente della protezione civile di Fermignano. “E’ da tre anni che non si fa manutenzione”, continua Capucci. Anni in cui i margini sono stati erosi, i detriti si sono accumulati e la struttura dei ponti è stata compromessa. E le piogge degli ultimi giorni, con l’onda di piena che lunedì sera è arrivata a quota due metri, a 30 centimetri dai livelli di guardia, hanno aggiunto materiali. La situazione è preoccupante. Accompagnati da Capucci, siamo andati a vedere.
Neanche l’antico ponte romano nel centro storico di Fermignano è stato risparmiato. Una pietra si è staccata dalla base inferiore. Sotto una delle arcate, sono accumulati tronchi e detriti che la corrente del fiume fa sbattere contro i pilastri del ponte, danneggiando la struttura.
Stessa scenario al ponte della stazione di Fermignano, la zona più bassa dove scorre il fiume e dove il rischio esondazione è superiore. A pochi metri dal Metauro sorgono un agriturismo e alcune abitazioni. Proprio lì si è accumulata la quantità maggiore di detriti che arriva a sfiorare la parte alta del ponte.
Non va meglio al ponte della Petrella: qui i detriti hanno creato una barriera che impedisce all’acqua di scorrere. Il fiume si divide in due rami: il centro del letto è completamente occupato dai tronchi degli alberi caduti per la furia del vento. Al ponte dei Romagnoli invece la situazione è meno preoccupante: qui, dopo la pioggia del 18 marzo che aveva fatto salire di molto il livello del fiume, gli argini sono stati puliti. “Il problema resta quello della presenza dei detriti lungo tutto il Metauro. La manutenzione non viene fatta e i ponti non potranno reggere all’infinito”, afferma Alessandro Capucci.