URBINO – C’erano proprio tutti ieri all’inaugurazione della residenza per anziani Montefeltro: il sindaco Franco Corbucci, l’assessore alle politiche sociali Maria Clara Muci, il direttore dell’Asur Maria Capalbo, l’assessore regionale alla Salute Almerino Mezzolani, l’arcivescovo di Urbino Giovanni Tani. E poi tanta, tanta gente. “Questa è una scommessa che abbiamo vinto. La residenza protegge le persone più fragili, gli tende una mano. Quando vedi che si realizzano strutture come questa, pensi che a qualcosa sei servito”, dice Franco Corbucci. Gli ospiti però, che da agosto vivono nella nuova struttura, al taglio del nastro non c’erano.
Mentre al piano terra il buffet era imbandito, tavoli di pizzette, panini, dolci, bibite e frutta, loro aspettavano pazientemente al piano superiore il loro pranzo. Menù del giorno: riso, carne di tacchino e verdura. La signora Iolanda Romani, 89 anni, vive su una sedia a rotelle e ha partecipato alla cerimonia perché la nuora, Miriam Borroni, ha insistito per portarla giù: voleva farle trascorrere una mattinata diversa. Gli altri, la maggior parte non autosufficiente, sono rimasti nel piccolo refettorio. “L’inaugurazione con loro è stata fatta ad agosto, questa è stata pensata per presentare la residenza alla città. Chi voleva poteva scendere”, dice il direttore Massimo Manenti.
La struttura per ora ospita una settantina di persone. Gli anziani che hanno bisogno di maggiori cure alloggiano nella residenza assistita, gli altri nella residenza protetta. In totale sono 90 posti, 50 per la quella protetta e 40 per quella assistita. Ci sono poi altri 6 posti nella casa albergo, per chi deve trascorrere nella struttura solo pochi giorni.
Nella residenza non manca davvero (quasi) nulla: c’è una chiesa, un parrucchiere, un podologo e una palestra. Manca però una sala hobby e tutte le attività si svolgono nel refettorio. Aprirà a breve un centro diurno: le persone potranno passare lì l’intera giornata e tornare a casa per la notte. Ogni giorno è presente un infermiere per 40 persone e due operatori socio sanitari. Non c’è un dottore: in caso di bisogno si chiama il proprio medico di base.
Il costo giornaliero è di 41 euro. Il prezzo aumenta per la singola. La retta non è proporzionale al reddito: chi non ce la fa a pagare può chiedere al Comune un aiuto.
Per realizzare la struttura sono stati spesi 8,6 milioni di euro. Un milione è stato dato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e per il resto della somma il Comune ha chiesto il mutuo. A gestire la residenza è la cooperativa privata Coss Marche.