URBINO – L’ombra del Titano e le mani della camorra si allungano, in parte, anche sui torricini. Due urbinati sarebbero stati i complici dei clan camorristi casalesi e acerrani in un meccanismo di riciclaggio di denaro sporco aggravato dal metodo mafioso, aiutati anche da un assicuratore di Fossombrone. Ingranaggi in un sistema di investimenti della camorra a San Marino.
Francesco Agostinelli, imprenditore ed esperto di finanza già coinvolto nei fatti dell’operazione “Vulcano”, e un ex avvocato di Pesaro oltre all’assicuratore Roberto Pierucci.
L’operazione Titano – condotta ieri dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli – ha portato all’arresto di altre 22 persone tra Campania, Marche ed Emilia Romagna, con l’accusa di associazione mafiosa. L’accusa, per i clan camorristi, è di avere investito oltre 5 milioni in società sammarinesi – su tutte la Fincapital – effettuando conferimenti di denaro tramite un sistema di assegni a vuoto e titoli assicurativi.
In cambio dei conferimenti e a titolo di garanzia sulla buona riuscita dell’affare, ai clan sarebbe stata ceduta la proprietà di una Ferrari Scaglietti e di 5 villette a Monte Grimano Terme di proprietà della stessa Fincapital. Di questo fatto è accusato proprio Francesco Agostinelli, 49 anni, di Urbino.
Diversa la posizione dell’avvocato di Pesaro, al quale è stata revocata l’iscrizione all’ordine degli avvocati di Rimini il 28 novembre 2011 con l'accusa di aver nascosto, al momento dell'iscrizione, alcuni precedenti penali in materia di truffa alle assicurazioni mentre era in Polizia.
E’accusato di aver fornito assistenza legale e consigli ai casalesi per i finanziamenti alle società pur conoscendo, secondo la procura partenopea, la provenienza sporca del denaro in questione e di aver sbrigato le pratiche per il trasferimento della proprietà della Ferrari a Salvatore Di Puorto, presunto affiliato al clan di Acerra.
L’assicuratore di Fossombrone, sempre secondo gli inquirenti, Roberto Pierucci, avrebbe liquidato i numerosi titoli assicurativi consegnatigli da Agostinelli per conto di Di Puorto e Vallefuoco, al fine di consegnare l’equivalente in contanti al clan.
E’ una storia che segue – almeno in linea di continuità logica – l’evolversi dell’operazione Vulcano del 2011. I clan della camorra hanno da diversi decenni interessi a San Marino, nel pesaresee nel riminese. E cercano di reclutare pedine per condurre i loro affari tra i professionisti della zona.
Le conclusioni, però, le ha tracciate il procuratore aggiunto di Napoli Federico Cafiero De Raho che domani mattina sarà a Reggio Calabria per assumere il comando della procura.
“Esiste – ha detto il magistrato ieri in conferenza stampa a Napoli – l’estrema facilità del clan a trovare prestanome per schermare i propri traffici anche lontano dal proprio territorio”.