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Chiese e mastadine, la ricchezza artistica di Fermignano

di    -    Pubblicato il 13/04/2013                 
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FERMIGNANO – C’è una storia d’amore dietro la costruzione della chiesa di Santa Maria Maddalena, nel centro storico di Fermignano. Carlo Antonio Viti Antaldi, distrutto dal dolore per la morte della moglie, Maria Cristina Bonaventura, la fece costruire nel 1700, come prolungamento di un oratorio del XIII secolo di cui la donna era proprietaria. Progettata, dall’architetto urbinate Giuseppe Tosi, in un’unica navata, la chiesa evoca ancora oggi il sentimento di lutto del Conte. Alla sinistra dell’altare maggiore, incastonata in una nicchia, c’è la statua di cartapesta della Madonna Addolorata, mentre ad adornare l’altare maggiore e i due laterali sono stati affissi tre dipinti raffiguranti il Cristo Morto, con sopra il cuore trafitto da sette spade in ricordo dei sette dolori di Maria, il Transito di San Giuseppe e il Cuore di Gesù, questi ultimi realizzati dal canonico urbinate Alessandro Liera.

La storia di Fermignano è strettamente legata alle sue chiese. Luoghi di culto dove l’arte racconta la vita di un popolo. La Pieve di San Giovanni Battista era la chiesa più antica del territorio, costruita sulla piana di Fermignano, ancor prima della Torre medievale delle Milizie. Oggi non ne resta più nulla, se non un portale d’ingresso in stile gotico. Così come la chiesa di San Pietro dove, nel dicembre del 1407, si adunò la prima assemblea di cittadini. Anche la chiesa di San Pietro, come la Pieve, oggi non esiste più, abbattuta nel 1800 insieme alla porta dell’orologio.

Dal Medioevo ad oggi, le chiese restano le principali depositarie del patrimonio culturale della città. “Anche se non in tutte si officia la messa, sono aperte per permettere ai turisti di visitarle”, racconta Giulio Finocchi, studioso di storia locale, che alle chiese della sua città ha dedicato il volume “Le chiese di Fermignano”. Ne ha descritto la ricchezza degli altari, dei dipinti e degli stucchi, senza tralasciare aneddoti e curiosità.

Nella chiesa di Santa Veneranda (1564), dedicata alla patrona di Fermignano, Santa Venera, “vergine e martire siciliana”, si trova un crocifisso ligneo ritenuto miracoloso. Dallo studio di Finocchi emerge che il crocifisso fu acquistato, per sette fiorini, nel 1535 a Fabriano, probabilmente da un confratello trasferitosi a Fermignano per lavorare nella cartiera ducale. Solitamente coperto da un velo, il crocifisso veniva mostrato ai fedeli per dare loro la possibilità di chiedere aiuto o ringraziare per un voto. L’edificio, completamente distrutto dal terremoto del 1781, fu ricostruito dall’architetto Tosi che, come per la chiesa di Santa Maria Maddalena, trasformò gli interni creando un’unica navata, con un altare centrale, sotto il quale sono conservate le reliquie della santa patrona, e cinque absidi, abbelliti dagli stucchi del decoratore e pittore urbinate Antonio Rondelli. In una nicchia nella parete sinistra della navata si trova un antico fonte battesimale con sopra un affresco di Rondelli raffigurante il Battesimo di Cristo. Tra i numerosi dipinti, due risentono di un marcato influsso neoclassico: la Madonna del Ponte e Sant’Irene che medica le ferite di San Sebastiano, realizzati dal pittore pesarese Placido Lazzarini.

Le ultime due chiese di Fermignano, quella del Cristo Lavoratore e quella di Maria Santissima sono anche le uniche dove si officia la messa. Sono le più recenti, perché costruite entrambi nella seconda metà del ‘900 per far fronte all’aumento della popolazione e del numero di fedeli.

Nella chiesa di Cristo Lavoratore c’è un Encausto di 24 metri quadri. L’affresco, eseguito nel 2009 da un architetto fiorentino e da una ricercatrice russa, ritrae il Cristo risorto che benedice il popolo lavoratore e la chiesa. “La particolarità di questo dipinto – afferma Giulio Finocchi – è che rappresenta l’immagine e la storia degli abitanti del rione Calpino e la piccola chiesa disegnata è la riproduzione della facciata della parrocchia”.

La chiesa di Maria Santissima, consacrata nel 1974, è la più grande. Sviluppata in un’unica navata e con una cupola ottagonale, ospita alcune delle opere che in passato si trovavano nelle chiese di San Pietro e Maria Maddalena. Sulla parete sinistra c’è la Crocifissione del XVIII secolo, di Pietro Giangiacomi incisore e pittore di Urbino, e la tela seicentesca della Natività di San Giovanni Battista, mentre sulla parete destra si trova il Compianto del Cristo morto e l’Immacolata Concezione.

Seguendo il percorso tracciato tra una chiesa e l’altra, nei vicoli del centro storico di Fermignano si possono scoprire piccoli tesori, come l’antica cappella gentilizia di palazzo Calistri, con affreschi probabilmente risalenti all’epoca rinascimentale. Un connubio tra fede e arte fortemente sentito dai fermignanesi che, dall’800 ad oggi, continuano a costruire tra le case particolari mastadine, edicole dedicate prevalentemente alla Madonna con il bambino.

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