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Lotta ai tumori con il maltolo: così collaborano ateneo e ricerca

di    -    Pubblicato il 17/04/2013                 
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URBINO – Se inventi, scopri, crei qualcosa di nuovo e innovativo, l’università ti accompagna passo dopo passo, fino al brevetto e oltre. Come è successo ai  professori  e ricercatori  dell’università di Urbino, Vieri Fusi e Mirco Fanelli,  che ieri pomeriggio hanno raccontato la storia della loro scoperta  nel corso del seminario “Dalla ricerca al brevetto”.

Nell’aula G del campo scientifico “Mattei”, di fronte a studenti, dottorandi e docenti, hanno ripercorso le tappe rivelatrici delle proprietà antitumorali delle molecole di maltolo e descritto  le strade che i due hanno percorso per arrivare al brevetto nazionale.

“I due ricercatori – ha spiegato Francesca Martinuzzi, responsabile del  Knowledge Transfer Office dell’università di Urbino – hanno ceduto all’università il loro brevetto al costo di zero euro e l’università, di conseguenza, si è fatta carico di tutte le spese necessarie a fargli ottenere  altri riconoscimenti e ulteriori risultati nella ricerca. A loro, ovviamente, è destinata la metà di ogni guadagno che l’università ricaverà dalla vendita e dalla gestione del brevetto”.

L’ulteriore passaggio di questo processo di knowledge transfer (trasferimento di conoscenza) è quello che coinvolge le industrie e, nel caso specifico, le case farmaceutiche.

“L’università – ha aggiunto la Martinuzzi – non ha i fondi per sostenere ad interim le ricerche, le annualità dei brevetti e gli  investimenti. C’è bisogno che subentri un interessato esterno che acquisti a sua volta la scoperta, si faccia carico delle spese e renda agli inventori e ai soggetti intermedi una percentuale minima che viene stabilita in fase di accordo.  Solitamente non supera il 10-15%”.

Si tratta di un vincolo che riguarda anche casi di scoperte d’interesse globale, come quelle relative alla cura per il cancro: “Se non troviamo un appoggio industriale – ha spiegato il professor Mirco Fanelli – queste molecole potrebbero sparire così come sono nate”.

Quali sono quindi i vantaggi di un brevetto? “Prima di ottenere il riconoscimento – aggiunge Fanelli – nessuno si sarebbe interessato alle scoperte e alle ricerche. Ciò che è cambiato da un punto di vista pratico riguarda solo la frequenza delle telefonate. Il lavoro e la passione in laboratorio sono sempre gli stessi”.

Dopo il brevetto nazionale, i due ricercatori di Urbino aspettano  di progredire nella ricerca: “Grazie alla collaborazione con l’istituto Rizzoli di Bologna, abbiamo potuto ricreare in laboratorio  formazioni tumorali su topi vivi, sperimentando così in vivo l’efficacia delle molecole di maltolo: il risultato è stato molto soddisfacente perché non solo le masse si sono ridotte del cinquanta per cento, ma abbiamo anche osservato un rallentamento della proliferazione cellulare e quindi anche delle cellule tumorali. Si tratta di risultati importanti che pubblicheremo a breve e attraverso i quali speriamo di poter arrivare a una diffusione farmaceutica di  questa scoperta”.

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