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Saranno le aziende a pagare la formazione professionale di giornalisti. Anche i non dipendenti

PERUGIA – Le aziende e gli editori saranno – un po’ per virtù e un po’ per necessità – i primi fornitori di formazione per giornalisti, dipendenti e (si spera) non. Parola dell’Ordine e della Fnsi. Tra nove mesi scatterà, infatti, l’obbligo della formazione per tutti i giornalisti e pubblicisti eppure c’è ancora tanta confusione e incertezza su come si applicherà concretamente il neonato regolamento e, soprattutto, su chi ne sosterrà i costi.

Per fare un po’ di chiarezza tra i molti dubbi che circondano il tema della formazione obbligatoria e permanente per tutti i giornalisti e pubblicisti sono intervenuti, al festival internazionale del giornalismo a Perugia, Giancarlo Ghirra, segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e Franco Siddi, segretario nazionale Fnsi. Con loro anche Luigi Gubitosi direttore generale Rai, Paolo Liguori, direttore new media Mediaset e Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 Ore. Tra nove mesi scatterà, infatti, l’obbligo della formazione per tutti i giornalisti, professionisti e pubblicisti, eppure c’è ancora tanta confusione e incertezza su come si applicherà concretamente il neonato regolamento e, soprattutto, su chi ne sosterrà i costi.

“Parlare di formazione – ha esordito Ghirra – significa prima di tutto parlare di reperimento delle risorse”. L’Ordine ha, per il momento, stanziato 1.200.000 euro, pari al 15% della cifra che il segretario stima necessaria per coprire le esigenze formative di oltre centomila giornalisti tra professionisti e pubblicisti. Per questo motivo l’Ordine dovrà e potrà, secondo lui, occuparsi solo della parte deontologica, cioè “di insegnare la professione giornalistica e i suoi principi base”. “Per la parte più tecnica chiediamo l’aiuto degli editori – ha continuato – senza i quali non è possibile intraprendere questa strada virtuosa”.

Una strada, secondo Franco Siddi, tanto più obbligata se si considera la pesante crisi che investe da tempo il mondo dell’informazione e “contro la quale l’unico antidoto è la conoscenza”. D’accordo con Ghirra e Siddi anche i rappresentanti delle aziende che si sono detti disponibili ad aprire le porte della formazione interna anche ai non dipendenti. Luigi Gubitosi, consapevole del ritardo della sua azienda ha però affermato che “le aziende che non investono non crescono e finiranno per morire”.

Per quanto riguarda infine l’incognita delle sanzioni Ghirra ha assicurato che l’Ordine, proprio come fa ora con le scuole di giornalismo, “vigilerà costantemente sulla qualità della formazione perché a noi interessa che si insegni il buon giornalismo e non l’infotainment”. Le sanzioni se pur non precisate nel regolamento – assicura il segretario – ci saranno anche se “non ci interessa l’aspetto repressivo ma spiegare l’importanza della formazione. Vogliamo che l’ordine abbia un ruolo più pedagogico che repressivo e poi comunque valuteremo caso per caso”.

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