URBINO – Era la fine degli anni ’80, una delle rare volte che Giulio Andreotti fece visita alla città di Urbino. In occasione della Festa dell’Amicizia. Lo ricorda Domenico Campogiani che per quindici anni è stato consigliere dell’ Udc di Urbino e parla del senatore a vita come di un grande uomo politico: “Lo conobbi quando venne a Urbino in occasione della festa dell’amicizia della Democrazia cristiana. Andreotti alloggiava nell’hotel che si trovava davanti all’ospedale, l’hotel Montefeltro. Che ora non esiste più. Io allora ero consigliere comunale di Urbino. Lo andai a prendere in macchina e lo portai in giro per le vie della città insieme alla moglie, inseparabile compagna di tutta una vita. Andammo alla Fortezza Albornoz dove avevamo organizzato la festa, che era il corrispettivo democristiano della festa dell’Unità. Rimase in città qualche ora e per me conoscerlo fu un vero onore”.
Nel ricordo dell’urbinate Domenico Campogiani, la storia e l’impegno di Andreotti sembrano disegnare una guida spirituale: “Di lui mi colpì una frase che diceva sempre: ‘Io non mi considero un’aquila particolarmente superiore agli altri. Ma se gli altri mi stanno intorno, probabilmente ho una buona considerazione di me stesso’. Oggi credo che il giudizio su Andreotti non possa che essere largamente positivo nella valutazione di politici e intellettuali di questo Paese”.
“E’ stata una persona di indubbio valore- sottolinea il parlamentare del Pd, Ernesto Preziosi, pesarese legato agli ambienti dell’Azione Cattolica- Andreotti ha avuto la capacità di mantenere tante relazioni, di collegare tanti mondi. Non si diventa per caso presidente del consiglio per sette volte”. Ernesto Preziosi aveva conosciuto Andreotti qualche anno fa, quando in una lunga intervista ripercorse insieme a lui le tappe della sua militanza nella Federazione Universitari FUCI.
“Ha affrontato situazioni molto diverse tra loro- continua il parlamentare- dai governi monocolore alla solidarietà nazionale. D’altra parte è stata una personalità politica che ha privilegiato in maniera particolare la gestione del potere anche a scapito di alcuni aspetti che potremmo definire etici o valoriali e che sono finiti in secondo piano”. La politica italiana è molto cambiata dagli anni in cui Giulio Andreotti dettava le regole della politica italiana. “più che un vuoto- conclude Ernesto Preziosi- la morte di Andreotti lascia un termine di confronto rispetto alla politica attuale. Lui e la sua stagione hanno affrontato momenti di vita politica di grandi difficoltà ma sono riusciti a portare il paese a determinati risultati. Oggi è difficile trovare politici che abbiano una visione generale come la sua”.
Giulio Andreotti è morto a casa sua alle 12. 25 all’età di 94 anni. Sette volte presidente del Consiglio e una lunga carriera politica alle spalle, il senatore a vita, dall’immediato dopo guerra ad oggi, tra intrighi politici e vicende giudiziarie, ha segnato in profondità la storia della Repubblica italiana.