URBINO – Nella Città Ducale continuano a fotocopiarsi libri illegalmente. Sembra che i controlli della Guardia di Finanza del 2009 – che hanno portato alla condanna di tre persone – e le più recenti ispezioni del 2012 non abbiano dato l’effetto sperato.
La maggior parte degli esercenti fotocopiano i libri senza rispettare i limiti previsti dalla legge sulla protezione del diritto d’autore (n.633 del 1941). Secondo quanto riportato dalla legge, non si può fotocopiare più del 15% delle pagine – calcolato sul numero totale, compresa l’introduzione, la prefazione l’indice e la bibliografia – di un’opera letteraria senza chiedere l’autorizzazione all’editore o all’autore.
In seguito alla condanna per violazione di diritto d’autore, siamo andati in diversi locali della città dove si possono ottenere fotocopie per verificare se questo mercato illecito stesse continuando o meno.
Inizialmente abbiamo comprato un testo ancora in produzione, L’ho uccisa perché l’amavo (Falso!), pubblicato da Laterza. Dopodiché siamo andati ogni giorno in un negozio diverso per richiedere una copia completa del libro. Il risultato è stato chiaro: nella maggior parte dei tentativi siamo usciti con la fotocopia sotto il braccio.
Abbiamo scelto di acquistare un libro ancora in produzione perché sembra che non tutti i titolari sappiano che è illegale riprodurre un’opera completa anche quando questa è fuori produzione. Secondo la legge infatti, e come confermato dal sito della Siae, “anche per le opere non più in produzione non si può superare il limite del 15%. I testi sono protetti fino al 70° anno dopo la morte dell’autore”. In una delle copisterie dove siamo andati ci è stato detto che non ci potevano fotocopiare il testo perché era ancora in commercio, se fosse stato fuori produzione “avremmo chiuso un occhio”.
Solo in tre tra quelli ‘testati’ ci hanno detto di no: sono i titolari della Blupoint, della Bookservice e di Dataservice, che si sono opposti e non ci hanno fotocopiato il testo. Gli altri invece non si sono fatti problemi e hanno riprodotto l’intera opera (anche se in un caso si trattava di un testo diverso). Certamente tra questi ci sarà chi lo fa regolarmente e chi invece solo sporadicamente per ‘arrotondare’ lo stipendio. Anche il loro atteggiamento infatti era diverso. Mentre alcuni facevano il loro compito (illecito) senza battere ciglio (e a volte senza neanche fare lo scontrino fiscale), altri, preoccupati per eventuali controlli, prima verificavano che fuori non passasse nessuno e poi si mettevano a lavoro.
Ma sia per fotocopiare un libro per intero sia per fotocopiarne cento, bisogna sempre richiedere una specifica autorizzazione agli aventi diritto. Per ottenerla si può fare domanda alla Siae. Inoltre se un cliente porta un intero testo a fotocopiare oppure uno già fotocopiato a rilegare, dovrebbe comunque presentare una prova della legittimità della copia (come ad esempio l’autorizzazione dell’editore o dell’autore). Il titolare della copisteria è sempre tenuto secondo la legge a chiedere la documentazione nel caso in cui il cliente non la presenti.