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No al carcere per i giornalisti, legge ancora bloccata

di    -    Pubblicato il 7/06/2013                 
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Fumata nera per la proposta di legge n.925, avanzata dagli onorevoli Enrico Costa (Pdl) e Walter Verini (Pd),  sull’eliminazione della pena detentiva per i delitti contro l’onore (diffamazione e ingiuria): martedì mattina alla Camera, in commissione Giustizia, la proposta è stata discussa ma il testo definitivo da passare in aula non è stato approvato.

TABELLA LA LEGGE IN VIGORE E LE MODIFICHE

Come spesso accade, l’esigenza di mettere mano alla legge è scaturita dal confronto con la realtà e, nello specifico, con alcuni fatti recentemente accaduti che hanno fatto esplodere il caso sulle pagine di tutti i giornali. Il più noto è il caso Sallusti: il 26 settembre 2012 il direttore del Giornale viene condannato a un anno e 2 mesi di carcere per “omesso controllo” su un articolo diffamatorio nei confronti di un magistrato pubblicato sul suo quotidiano (i fatti risalgono al 2007 quando dirigeva Libero). La firma era di un certo “Dreyfus” (uno pseudonimo dietro cui si celava l’onorevole Renato Farina, ma questo si è saputo troppo tardi) e non potendo risalire all’identità del firmatario, ha risposto il direttore.

Più recente il caso Mulè: il 24 maggio 2013 il direttore di Panorama viene condannato in primo grado a 8 mesi di carcere senza condizionale per “omesso controllo” su un articolo che offendeva il Procuratore di Palermo Francesco Messineo. Il giornalista autore del pezzo, Andrea Mercenaro, è stato condannato a un anno di carcere per diffamazione.

Che il carcere per i giornalisti sia un problema di democrazia lo ha detto anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, in una sentenza del 2009: la Grecia fu condannata al risarcimento di un giornalista perché  le pene detentive non sono compatibili con la libertà di espressione; “il carcere ha un effetto deterrente sulla libertà dei giornalisti di informare con effetti negativi sulla collettività che ha a sua volta diritto a ricevere informazioni“. Così una riforma è stata sollecitata da più parti, e si è giunta a questa pdl bipartisan Costa/Verini che interviene sia sulla legge stampa (47/1948) sia sul codice penale.

Questi i cambiamenti alla legge 47/1948 che vorrebbero i due relatori :

  • all’articolo 1 si aggiunge un comma che precisa come la legge sia applicabile anche ai siti internet aventi “natura editoriale”, visto che per ora non esiste un regolamento preciso in questo settore;
  • nell’aggiunta all’articolo 8  si parla della disciplina di rettifica che deve essere pubblicata senza commento e si estende la valenza delle legge anche alla tv, alla radio e al web;
  • l’articolo 11 è integrato da un articolo 11bis in cui si specifica che il risarcimento da pagare in caso di condanna per il giornalista non può essere superiore a 30.000 euro perché si deve tener conto dell'”effetto riparatorio della rettifica”;
  • si vuole abrogare l’articolo 12 che prevede la possibilità di un ulteriore risarcimento per la persona offesa;
  •  si riformula completamente l’articolo 13 eliminando il carcere per i giornalisti ma inasprendo le pene pecuniarie.

Queste invece le correzioni proposte agli articoli del codice penale:

  • l’articolo 57 - quello in cui si parla della responsabilità dei direttori e dei vicedirettori di testata – viene modificato rafforzando il nesso di causalità tra la responsabilità di vigilanza del direttore e i delitti commessi. In caso di condanna la pena deve comunque essere ridotta di 1/3;
  • gli articoli 594 e 595 vengono riscritti eliminando la pena detentiva per i reati di ingiuria e diffamazione e si specificano le somme da pagare con le eventuali aggravanti in caso di condanna.

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