PESARO – Lo aveva accolto nella sua famiglia come se fosse un figlio ma lui, Donald Sabanov, lo ha ricambiato uccidendolo con sette colpi di pistola per poi andare a fare colazione con il suo complice. Andrea Ferri, l’imprenditore ucciso la settimana scorsa a Pesaro, conosceva molto bene il suo assassino, un 25enne residente a Trasanni che da quando ne aveva 18 lavorava nel suo distributore a Montecchio.
I carabinieri lo hanno fermato questa mattina insieme al suo presunto complice – Karym Bary, un ragazzo italiano di origine marocchina poco più che ventenne residente a Morciano di Romagna – con l’accusa di omicidio aggravato premeditato, rapina aggravata, furto pluriaggravato continuo in concorso e detenzione di porto abusivo d’armi clandestino.
I due, entrambi incensurati, avrebbero ucciso l’imprenditore per impossessarsi della chiave magnetica che apriva il caveau del distributore di via Umbria di Montecchio, che conteneva più di ventimila euro. Soldi che sono stati rubati successivamente, nella notte tra il 6 e 7 giugno, dopo un primo tentativo di rapina fallito avvenuto a poche ore dall’omicidio.
Le telecamere del caveau hanno però ripreso tutto: un uomo con un casco in testa e una tuta si sarebbe intrufolato nella notte e avrebbe portato via il denaro che sarebbe poi stato depositato su un conto corrente al vaglio degli inquirenti.
Da 24 ore gli investigatori avevano concentrato le loro indagini attorno ai collaboratori di Andrea Ferri – era titolare di tre distributori nel pesarese e, da poco, socio di un chiosco sulla spiaggia – fino ad arrivare a Sabanov, il suo dipendente, che da qualche giorno non si trovava. Il ragazzo lavorava con Ferri da circa sette anni e aveva instaurato con lui un rapporto che andava oltre quello lavorativo, tanto da venir considerato uno di famiglia. Da circa un mese aveva preso un permesso dal lavoro per malattia .
Ieri mattina la svolta delle indagini, proprio durante il funerale di Andrea Ferri: tra i presenti c’era anche Sabanov che, come riferiscono gli inquirenti, per tutta la funzione è stato in disparte cercando di non dare troppo nell’occhio. Fuori dalla chiesa lo aspettava in macchina il suo complice, Bary. Dopo la funzione i due sono stati portati in caserma dove sono stati sentiti più volte. Il loro racconto, pieno di lacune e contraddizioni, non ha convinto gli inquirenti che non hanno fatto altro che confermare le loro ipotesi di colpevolezza.
I due ragazzi conoscevano bene le abitudini di Andrea Ferri e lo hanno aspettato in Via Paterni – zona mare di Pesaro – fuori dall’abitazione di una donna che frequentava da diverso tempo sapendo di trovarlo lì. “La scelta del luogo non è stato un caso – ha detto il colonnello Giuseppe Donnarumma nella conferenza stampa che dava conto degli arresti – ma è stato un goffo tentativo di depistaggio, facendo passare l’omicidio per un delitto passionale”.
L’imprenditore raggiunto da sette colpi di pistola – una beretta 7.65, dello stesso calibro di quella ritrovata nell’abitazione di Bary – è morto sul colpo mentre i due si sono dati alla fuga a bordo della BmwX6 di Ferri, hanno percorso un centinaio di metri per poi abbandonare l’auto il viale della Vittoria dove, con molta probabilità avevano lasciato le loro vetture e poi sono scappati. Prima verso il caveau approfittando del caos creatosi attorno all’omicidio, poi andando a fare colazione in una pasticceria, come fanno i ragazzi di ritorno dalle discoteche, postando la loro foto su Facebook.
Ora i due si trovano nel carcere di Villa Fastiggi. All’uscita della caserma molte persone aspettavano di vedere in faccia gli assassini che hanno sconvolto Pesaro in queste ore. Le reazioni sono state violente e drammatiche, con cori e urla indirizzate ai presunti colpevoli. Un lungo applauso è stato rivolto ai militari che in pochi giorni hanno risolto il caso.
“Questa operazione si è conclusa in una settimana, è stato doveroso nei confronti della famiglia di Andrea Ferri, un uomo onesto e generoso che tutta la città ricorda”, ha concluso il colonnello Donnarumma ringraziando anche i Ris di Roma e il Nucleo Subacquei di Genova intervenuti nell’operazione.