URBINO – La sanità divide, ancora una volta, Nord e Sud Italia. Questa volta il profondo divario risulta evidente nell’applicazione del Fascicolo Sanitario Elettronico. E’ quanto emerge dalla prima ricerca del nostro paese condotta dal Dipartimento di Scienze della Comunicazione e Discipline Umanistiche dell’Università degli studi di Urbino, in collaborazione con la Federazione Italiana Aziende Sanitarie Ospedaliere, Federsanità ANCI e l’Istituto Nazionale Tumori G. Pascale. I dati della ricerca, promossa da Assinter Italia nell’Ambito del Progetto dell’Osservatorio Nazionale del Fascicolo Sanitario Elettronico, saranno presentati oggi a Napoli, al Monastero della Collina dei Camaldoli.
Il Fascicolo Sanitario Elettronico è la nostra storia clinica, dalla prima allergia alla varicella dei cinque anni fino all’ultimo mal di gola, tutto contenuto all’interno di un dispositivo, come un bancomat, un cellulare o un tablet. Se ci sentiamo male, in qualunque luogo ci troviamo e se preventivamente diamo l’autorizzazione, i dati potranno essere consultati per individuare la giusta terapia e trovare la cura medica migliore.
“Dalla ricerca – spiega Lella Mazzoli responsabile del coordinamento e della direzione – emergono due dati fondamentali. Il primo è un divario territoriale molto evidente che privilegia il nord al sud. Ci sono regioni che sono ad un livello già fortemente avanzato dell’applicazione del fascicolo, come l’Emilia Romagna, la Lombardia e la provincia autonoma di Trento. Il sud è molto più carente, con l’unica eccezione della Calabria. L’altro è un divario culturale causato da un’insufficiente informazione e formazione rispetto a cos’è il fascicolo sanitario e a che uso se ne può fare”.
Il Ministero della Salute nel dicembre 2012 ha dato il via alle linee guida del Fascicolo Sanitario Elettronico a cui tutti dovrebbero attenersi per creare un sistema uniforme in Italia.
Ma il divario non è solamente territoriale: “Oggi ci sono situazioni diverse – continua Mazzoli – in alcune regioni del Fascicolo Sanitario si occupano le aziende sanitarie e ospedaliere, in altre direttamente la Regione, in altre ancora le società in house. Dalla ricerca emerge che le regioni che usufruiscono delle società in house presentano un avanzamento maggiore del fascicolo. L’obiettivo verso cui ci si muove – continua Mazzoli – è quello di omologazione dei comportamenti per l’attivazione di questo fascicolo. È una questione di hardware ma anche di software, si tratta sia di avere gli strumenti per attivare e procedere all’implementazione del Fascicolo Elettronico ma c’è bisogno anche di software, inteso non solo come necessità di avere programmi informatici, ma anche programmi culturali.”