Istituto per la Formazione
al Giornalismo di Urbino

i corsi - la sede - contatti
gli allievi - i docenti - l'istituto

‘No ai servizi tv a pagamento’, il Corecom Marche blocca i gruppi consiliari

di    -    Pubblicato il 2/12/2013                 
Tag: , , ,

URBINO – No ai servizi tv a pagamento. Contro le spese pazze dei gruppi consiliari marchigiani il Comitato regionale per la comunicazione (Corecom) ha parlato in maniera molto chiara. Obiettivo? Chiarire una volta per tutte che la politica non può pagare le televisioni per far riprendere convegni o interviste.

La questione era stata sollevata a partire dalla verifica della Corte dei conti sui bilanci 2012 dei gruppi. In quell’occasione erano state accertate irregolarità nei conti ed erano stati indagati alcuni consiglieri. Da qui erano scattate le prime limitazioni politiche, poi allargate anche nel campo della comunicazione.  “Non si possono effettuare servizi giornalistici a pagamento, come riscontrato con le televisioni”, ha sottolineato Pietro Colonnella, presidente del Corecom Marche.

A dare il ‘la’, però, era stato il caso dell’Emilia Romagna dove, nel 2012, il Corecom regionale aveva segnalato irregolarità nella comunicazione politica mandata in onda in alcune emittenti locali, che effettuavano interviste a pagamento. L’Ordine dei giornalisti aveva concluso la sua indagine interna confermando che alcune emittenti avevano ospitato in trasmissione e  intervistato a pagamento dietro adeguato compenso, comminando  sanzioni a 5 giornalisti, due professionisti e tre pubblicisti, delle testate 7Gold, è-Tv e Teleromagna.

Sull’argomento si era pronunciata anche  l’Autorità per le garanzie nella comunicazione (Agcom) che nelle prossime settimane dovrebbe emanare una nuova delibera di chiarimento. “L’indirizzo dell’Agcom non è stato ancora formalizzato – ha spiegato ancora Colonnella – la nostra è stata una questione posta in via preventiva, affinché i gruppi consiliari abbiano chiaro a cosa adeguarsi”.

La comunicazione politica, infatti, è regolata dalla legge nazionale 28/2000 (quella che stabilì la cosiddetta par condicio) e successiva normativa di adeguamento. All’articolo 2 la legge stabilisce che le emittenti radiotelevisive devono “assicurare a tutti i soggetti politici con imparzialità ed equità l’accesso all’informazione e alla comunicazione politica”. Per comunicazione politica radiotelevisiva si intende “la diffusione sui mezzi radiotelevisivi di programmi contenenti opinioni e valutazioni politiche”.

E il pagamento di interviste non compare tra le opzioni contemplate. La legge stabilisce regole precise anche per i messaggi autogestiti delle varie forze politiche sulle emittenti locali, per le quali ospitare questi messaggi è facoltativo. “I messaggi autogestiti, gratuiti o a pagamento, – chiarisce Colonnella – devono recare in sovrimpressione per tutta la loro durata la dicitura ‘messaggio politico a pagamento’ e devono chiarire il committente. Deve quindi essere chiaro che il messaggio o l’intervista sono forniti a pagamento”.

Sullo stesso argomento:

I commenti sono chiusi