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Stamina, l’esperto: “Manca rigore scientifico, metodo non ripetibile”

di    -    Pubblicato il 10/12/2013                 
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Ferdinando MannelloURBINO – Il metodo Stamina ha creato non poche polemiche in Italia soprattutto dopo che la commissione scientifica ministeriale lo ha giudicato non provato scientificamente.

Il professor Ferdinando Mannello del Dipartimento di Scienze Biomolecolari dell’Università di Urbino l’anno scorso ha partecipato all’organizzazione di UniStem Day, evento scientifico nazionale che ha riunito nella città ducale esperti di tutta Italia per discutere di cellule staminali.

Professor Mannello perché il metodo Stamina è così discusso?
Quello che viene additato al sistema è di non avere dei protocolli rigidamente comprovati e pubblicati su riviste scientifiche. Tutto ciò che viene fatto in campo scientifico deve essere affidabile, pubblico e ripetibile. Deve dimostrare di avere la minor variabilità negli esperimenti ripetuti anche in laboratori diversi.Ovvero di ottenere sempre lo stesso risultato.

Cosa che il metodo Stamina ha dimostrato di non avere?
Questo non lo dico io ma Organi e Commissioni competenti. Il resoconto della commissione scientifica del Ministero, infatti, sostiene che il metodo non ha prerogative di affidabilità e  ripetitività e non sono state pubblicate su riviste con rigore scientifico.

I genitori di Federico sostengono che se il bambino non riceve le cure rischia di morire.
Io non ho un’expertise medica che possa analizzare questo versante del problema. Quindi non posso dire se è vero o falso. Alcuni esperti neurologi  sostengono che la cura Stamina in alcuni bambini  sia responsabile di alcuni oggettivi miglioramenti. Sul versante puramente umano anch’io vorrei che quel bambino guarisse ma al contempo è necessario tutelarlo dai rischi che il metodo può provocargli. Si tratta di problemi che potrebbero non vedersi adesso ma manifestarsi tra qualche anno.

Se il giudice di Pesaro rigetta il reclamo, i genitori andranno all’estero. Qual è la situazione oltralpe?
C’è tanta anarchia nella ricerca. C’è tanta disomogeneità professionale nella ricerca sulle staminali. Ci sono paesi che non hanno un codice etico e bioetico fatto di regole precise. Paesi che lavorano su embrioni senza remora e controllo alcuno. Noi, in Italia, ci siamo dati delle regole. Potranno essere più o meno discutibili sotto un profilo etico, ma è fuori discussione che delle regole debbano esserci. In alcune aree del pianeta , soprattutto in Asia, queste norme mancano e si permette di fare di tutto. Questo non è eticamente accettabile.

La decisione del tribunale di Pesaro può creare un precedente?
Non è la prima volta che un giudice si esprime su argomenti di questo tipo. Non è stravolgente che, guidato da compassione, un magistrato si pronunci per un sì. Non sarebbe neppure la prima volta. Stravolgente sarebbe, invece, che il parere di una commissione del Ministero della Sanità non venga tenuta in considerazione. Personalmente non so quanto sia auspicabile che un giudice si esprima  sui trattamenti di pertinenza medico-biologica. Spero che tenga nella giusta considerazione i pareri degli esperti del settore e della commissione Ministeriale. Insomma a ognuno il proprio mestiere: io lascio fare al giudice il proprio lavoro, ma non nego che da ricercatore che lavora sulle cellule staminali ho qualche timore sotto un profilo scientifico sulla efficacia del trattamento e del rigore scientifico del metodo Stamina.

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