URBINO – Il poliziotto accusato di stalking dall’ex moglie racconta la sua verità, dopo la testimonianza resa ieri dalla donna al processo davanti al giudice del Tribunale di Urbino e riportata dai giornali. L’uomo ha raccontato al Ducato la sua versione dei fatti. “Sono tutte accuse false, così come le querele che ho ricevuto in passato, che sono state archiviate perché non supportate da alcun testimone. Da questa mattina ricevo telefonate in continuazione da persone che mi chiedono cosa stia succedendo. Io sono una persona rispettabile, sono in servizio effettivo e le dichiarazioni della mia ex moglie sono tutte falsità”.
La prima cosa che vuole chiarire sono le cause della perdita della patria potestà dell’ex moglie: la donna, in seguito a un provvedimento su segnalazione dei servizi sociali, deve comunicare ogni spostamento e non può prendere decisioni importanti che riguardino i figli. “I servizi sociali hanno più volte segnalato che mia moglie non portava i bambini agli incontri protetti, arrivava in ritardo, a volte se ne dimenticava proprio – afferma – io, invece, non ho mai mancato un appuntamento”. E ricorda che il Tribunale dei minori aveva designato un’educatrice affinché seguisse lei e i bambini.
Tutti questi episodi sarebbero agli atti del Tribunale dei minori: “Sono riportati addirittura tre anni di disperati appelli da parte dei servizi sociali a mia moglie affinché si prendesse cura dei figli, costretti a ripetuti cambi di residenza e “sballottati” da una parte all’altra. Per le assenze a scuola la mia ex moglie è stata denunciata d’ufficio”.
Sulle denunce per stalking, il poliziotto precisa che quella per cui è in corso il processo, non è la prima. “Ce ne sono state altre, compresa quella per un episodio in cui mi accusò di aver alzato le mani su suo padre, ma sono state tutte archiviate”. Anche alcuni episodi raccontati dalla donna ieri in Tribunale sarebbero, secondo l’accusato, privi di fondamento. Come il fatto accaduto poche settimane fa, quando avrebbe bloccato la strada alla ex moglie con la sua auto. “È un episodio del tutto falso – ha affermato – perché io ero al Cie di Caltanissetta. Non potevo trovarmi fisicamente nel luogo indicato dalla mia ex”. E riguardo la misura cautelare di allontanamento dalla moglie e dai figli aggiunge: “Il giudice del Tribunale di Urbino l’ha predisposta in seguito alle accuse nei mie confronti in via tutelare fino alla conclusione del processo”.
Il poliziotto nel ribadire la sua innocenza e la totale estraneità ai fatti di cui è accusato esprime preoccupazione per i riflessi che questa vicenda può avere sui figli e rifiuta energicamente qualsiasi accostamento a episodi di abusi o violenza contro le donne: “La mia famiglia mi ha educato e rispettare tutte le persone e in particolare le donne. In tutta la mia vita, anche per il lavoro che faccio, ho avuto come punto di riferimento la legalità e accuse del genere ledono la mia dignità. In Tribunale avrò modo di smontare tutte le accuse. Anche i servizi sociali che sono entrati nella nostra vita dopo la separazione mi hanno sempre definito un ottimo padre”.
La seconda udienza del processo è stata fissata per il 18 febbraio nel corso della quale saranno ascoltati alcuni testimoni.