URBINO – Il 19 settembre 2008, Maurizio Cesaroni, operaio di Sant’Angelo in Lizzola, è rimasto vittima di un incidente sul lavoro che ha compromesso l’uso di una mano. L’uomo, dipendente della Sim di Colbordolo, fu colpito a un avambraccio dallo sportello di un macchinario per la profilatura di pannelli di legno, ceduto all’improvviso mentre l’operaio terminava alcune operazioni di manutenzione.
Oggi, Cesaroni ha testimoniato in aula al Tribunale di Urbino durante il processo che vede imputata la ditta Biesse, costruttrice del macchinario, per lesioni personali colpose e violazione delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro. L’operaio, sottoposto a sette operazioni chirurgiche all’arto lesionato, ha ricostruito la dinamica dell’incidente, sottolineando che la chiusura dello sportello, paragonabile per funzionamento a quello di un portabagagli, è stata talmente repentina da non dargli il tempo di spostarsi. La manutenzione ordinaria, ha spiegato, veniva effettuata da personale interno della ditta, mente gli interventi straordinari erano affidati a tecnici della Biesse.
Il giudice Paolo Cigliola ha sentito anche il consulente della Procura incaricato di accertare la conformità progettuale del macchinario. Secondo l’esperto, la componente che ha ceduto (una staffa di sostegno dello sportello) corrisponde a quanto previsto dall’omologazione, ma sarebbe stata realizzata male: il punto debole sarebbe una saldatura difettosa, che ha causato l’usura prematura del pezzo.
L’avvocato della Biesse, Riccardo Luponio, ha prima suggerito che anche un utilizzo improprio del macchinario potrebbe aver accelerato la rottura della staffa, poi ha fatto notare che quella saldatura non è stata fatta da personale della ditta pesarese, ma da un fornitore, che sarebbe dunque il vero responsabile dell’incidente. Un aspetto che dovrà essere affrontato nelle prossime udienze del processo, rinviato al 20 marzo.