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Equo compenso per i giornalisti, primo passo in commissione

di    -    Pubblicato il 29/01/2014                 
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Equo compenso per tutti. O meglio, equo compenso per tutti – Atto primo. Stamattina la Commissione all’interno del dipartimento dell’Editoria ha approvato, con sei voti su sette, la delibera quadro che stabilisce che le modalità di attuazione dei compensi minimi per i giornalisti non subordinati.

È un primo passo concreto per l’applicazione della legge 233/2012 che stabilisce la remunerazione proporzionata alla quantità e al lavoro svolto da tutti i freelance e gli autonomi che svolgono lavoro non dipendente nelle testate giornalistiche nazionali, a più di un anno dall’entrata in vigore della norma.

A favore della delibera sei componenti della Commissione: il sottosegretario all’Editoria, Giovanni Legnini, il presidente dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti Italiani) Andrea Camporese, il segretario generale aggiunto della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Giovanni Rossi, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, oltre che Paola Urso, rappresentante del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e Eva Spina, rappresentante del Ministero dello sviluppo economico. Unica astenuta durante la votazione la Fieg, Federazione italiana editori giornali

“Si tratta di una decisione molto importante – ha commentato il Sottosegretario Legnini – che andrà completata con la definizione dei parametri numerici dell’applicazione dell’equo compenso. Mi auguro che l’astensione costruttiva delle parti datoriali possa preludere ad una definizione positiva anche della seconda ed ultima decisione che dovrà essere assunta”. Tradotto: sarà possibile terminare i lavori solo se gli editori, come in questo caso, non ostacoleranno i prossimi passaggi.

Rimangono, infatti, da approvare le tabelle contenenti i compensi minimi (fermi al momento al 2007), che dovranno essere prodotte entro il 28 febbraio. Sui parametri economici relativi alle retribuzioni minime dei giornalisti non dipendenti la parola definitiva arriverà il prossimo 10 marzo.

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Il “tutti” in maiuscolo nel post scritto da Iacopino sul suo profilo Facebook, una volta conclusa la riunione della Commissione non è casuale. Nei giorni scorsi, infatti, era nata una polemica tra il presidente dell’Ordine  e la Fnsi. Il sindacato dei giornalisti voleva escludere dalle tabelle riguardanti i pagamenti minimi, i lavoratori autonomi. “Cioè quasi tutti – ha spiegato al Ducato lo stesso Iacopino – perché quelli che attualmente non sono autonomi, che hanno cioè un contratto parasubordinato, se passa questa interpretazione, non lo vedranno rinnovato”. Gli editori infatti potrebbero aggirare l’obbligo dell’equo compenso, chiedendo ai lavoratori parasubordinati di aprire una partita Iva.

Ma è la legge stessa che definisce la platea di giornalisti cui è rivolta

“In attuazione dell’articolo 36, primo comma, della Costituzione, la presente legge e’ finalizzata a promuovere l’equità retributiva dei giornalisti iscritti all’albo di cui all’articolo 27 della legge 3 febbraio 1963, n. 69, e successive modificazioni, titolari di un rapporto di lavoro non subordinato in quotidiani e periodici, anche telematici, nelle agenzie di stampa e nelle emittenti radiotelevisive”.

Mentre assegna alla Commissione due compiti diversi

  • Definire il compenso minimo per i giornalisti
  • Compilare un elenco di tutte le pubblicazioni (quotidiani, periodici, anche telematici, agenzie stampa, emittenti radiotelevisive) che garantiscono l’equo compenso

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Inoltre la legge 233/2012 prevedeva sia che la Commissione venisse istituita entro trenta giorni dall’entrata in vigore (era il 31 dicembre 2012), sia che questa valutasse i parametri numerici dell’equo compenso entro due mesi dall’insediamento. Da allora di tempo ne è passato.

Un primo passo, anche se tardivo, comunque importante: “L’abolizione della schiavitù – ha scritto oggi sul suo profilo Facebook Enzo Iacopino  – non fa sparire d’incanto i negrieri. Ma per loro sarà molto più dura negare i diritti a chi lavora. Sarà dura anche per quegli editori che non accedono alle varie forme di finanziamento pubblico. I magistrati hanno, adesso, dei riferimenti molto precisi”.

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