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Malasanità, per il maxirisarcimento il Comune di Urbino chiede aiuto alla Regione

di    -    Pubblicato il 26/02/2014                 
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URBOSPEDALE_UrbinoINO – Il Comune di Urbino è a un bivio: pagare o non pagare 1,2 milioni per risarcire gli eredi del signor Pecorini, che avrebbe contratto l’Epatite C nell’ospedale di Urbino dopo essersi sottoposto a un’operazione nel 1976, quando la struttura era di competenza dell’amministrazione cittadina.

La vicenda è stata discussa nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, durato quattro ore e incentrato in particolar modo sul bilancio di previsione: il Comune di Urbino cercherà di far pagare alla regione Marche la somma di 1.267.000 euro a cui è stato condannato lo scorso novembre dal tribunale della città ducale. “Noi non abbiamo colpe per quello che è successo negli anni ’70 – ha dichiarato il sindaco Franco Corbucci durante la seduta -  e pagare l’intero importo a cui siamo stati condannati sarebbe un gran problema per Urbino”.

L’amministrazione, a questo punto, può percorrere due strade: da un lato può tentare il ricorso in appello, rischiando però di veder confermata la condanna, dall’altro può raggiungere un accordo con gli eredi di Pecorini e il suo avvocato. Per quanto riguarda la prima opzione, il Comune ha già deliberato l’affidamento di un incarico al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Urbino per l’analisi approfondita del caso e per valutare l’esistenza dei termini per un eventuale ricorso in appello.

Nel secondo caso, c’è la possibilità di un accordo tra le parti le cui trattative sono già in corso da qualche mese: “Loro chiedono 600.000 euro, circa la metà della somma a cui siamo stati condannati – ha spiegato Corbucci – ma stiamo cercando di scendere a 500.000 euro”. Il sindaco ha poi sottolineato che quei soldi potrebbero arrivare da Ancona poiché la competenza degli ospedali, dopo la riforma sanitaria del 1980, è passata alle Regioni così come tutti i beni immobili della sanità pubblica. Il problema, però, è che la causa è stata sollevata successivamente.

A questo proposito, il Comune di Urbino ha comunque già inviato ad Ancona una lettera in cui chiede che il pagamento della condanna, o dell’eventuale cifra concordata, sia a carico della Regione. “Avevamo bisogno di approvare il bilancio entro fine febbraio proprio per il peso della sentenza Pecorini” ha concluso il sindaco. Tutto l’avanzo del 2013 era stato infatti destinato al pagamento della causa, pari a circa 400.000 euro.

“Sono soldi tolti ad altri bisogni della città – ha commentato il consigliere di opposizione Lucia Ciampi – il Comune non ha fatto abbastanza. Non basta scrivere una lettera in Regione. Bisogna andarci di persona, maggioranza e opposizione, e chiedere che si assumano la responsabilità di questa causa. O che, quanto meno, aiutino il Comune cedendo qualche immobile alla città. Urbino ha tanti e grandi problemi e se le cose dovessero andare male in un eventuale appello,  il Comune dovrebbe mettere soldi da parte per almeno tre anni”.

La vicenda
La storia risale al 1976. Secondo quanto si legge in una determina comunale relativa alla sentenza, il signor Pecorini  “è deceduto nel 2009 dopo una lunga malattia (Epatite C) insorta, secondo lui, a seguito di un’infezione contratta durante un intervento chirurgico al quale si era sottoposto all’Ospedale di Urbino nel 1976”.

Nel 1996, Pecorini viene a conoscenza della malattia mentre è ricoverato al Policlinico di Bologna. Solo nel 2003, però,  ricollega la contrazione dell’epatite all’intervento chirurgico di 27 anni prima, su suggerimento di un medico. Un’ipotesi confermata dal Consulente Tecnico d’Ufficio, il professor Bolondi, dell’Università di Bologna.

Nella causa, tutto è stato giocato sulle tempistiche: secondo il Comune, il termine temporale per la richiesta di risarcimento da parte del signor Pecorini sarebbe dovuta arrivare entro i 10 anni da quando aveva saputo della malattia (è il termine massimo previsto dalla legge entro il quale chiedere il risarcimento). Secondo la difesa della famiglia, che ha poi avuto ragione in tribunale, il conteggio dei dieci anni dovrebbe invece partire dal 2003, l’anno in cui Pecorini ha ricollegato la sua malattia all’operazione subita a Urbino.

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