URBINO – La provincia di Pesaro e Urbino è tra le prime dieci d’Italia dove l’acqua del rubinetto è più ‘salata’. Niente a che fare col sapore, ma con la bolletta sì: il costo medio per famiglia è infatti di 502 euro all’anno. A dirlo è il rapporto dell’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva. Inoltre la nostra regione risulta essere la più cara d’Italia dopo la Toscana: 429 euro annui di media per bolletta. L’indagine, riferita all’anno 2013, ha preso in esame il consumo di 192 metri cubi di acqua di una famiglia tipo di tre persone. Lo studio si riferisce al servizio idrico integrato per uso domestico.
Giovanna Fraternale di Marche Multiservizi, gestore del servizio idrico afferma: “Sono dei dati fuorvianti. Le città che prendono l’acqua da sorgente non devono affrontare i costi di depurazione. La nostra fonte di approvvigionamento sono i fiumi. L’acqua deve, quindi, subire dei processi di potabilizzazione. Inoltre, il consumo medio della nostra provincia è di 120 metri cubi e non di 192 metri cubi”. Il rapporto in effetti prende in esame il costo del servizio, parificando tutti i consumi a 192 metri cubi e moltiplicando per il costo di un metro cubo, diverso per ogni provincia.
In Italia la spesa media si attesta sui 333 euro: la regione meno cara è il Molise con 143 euro. Firenze, Pistoia e Prato sono le città con le tariffe più alte, 542 euro all’anno, mentre Isernia è quella dove si spende di meno, 120 euro. Dal 2007 il costo dell’acqua nelle Marche è aumentato del 58,9%, rispetto ad un incremento su scala nazionale del +43%. Ma fra 2012 e 2013 l’aumento è stato dell’6,5% rispetto al 7,4% del resto del Paese.
Le differenze fra provincia e provincia in regione arrivano anche a 150 euro: si va dai 502 euro di Pesaro ed Urbino ai 349 di Ascoli Piceno. Unico dato per così dire positivo riguarda la dispersione idrica: nelle Marche va meglio rispetto alla media del Paese, l’acqua sprecata da perdite siamo infatti al 21% di acqua dispersa nel 2012 rispetto al 33% della media nazionale. Ma non nella nostra provincia: a Pesaro- Urbino, infatti, la dispersione si attesta al 34%.