URBINO – Una donna colpita da un meteorite, un piccione centrato al volo da una palla da baseball, un uomo colpito otto volte da un fulmine. Le possibilità che episodi del genere accadano sono più o meno le stesse di vincere al Superenalotto. Diego Rizzuto ha utilizzato questi esempi per tenere incollati alle poltrone del teatro Sanzio di Urbino 150 studenti del liceo della città. Il fisico torinese ha presentato il progetto “Fate il nostro gioco” con lo scopo di sensibilizzare le giovani generazioni ad un uso consapevole del gioco, evitandone così la dipendenza patologica.
Coinvolgendo i ragazzi grazie a divertenti esempi probabilistici e alla simulazione del popolare “Win for life”, Rizzuto ha usato la statistica e la matematica per spiegare come “partecipare a giochi come il superenalotto sia sempre perdente”. La probabilità di vincita è infinitesimale ma il successo di questi giochi si deve al fatto che c’è pure sempre qualcuno che, ogni tanto, vince. Il loro è un “meccanismo perverso che si basa sulla speranza e che ha tanto più successo quanto più è forte la crisi economica”. Ma la speranza non deve ingannare, la matematica in questo ci aiuta e seguendo la legge dei grandi numeri “la possibilità di vincere le grandi somme messe in palio da questi giochi è bassissima, tanto da renderla se non impossibile, praticamente impossibile”.
L’evento al Sanzio è l’incontro conclusivo di un progetto più ampio cominciato nel 2014, finanziato dalla Regione Marche e promosso dalla Provincia di Pesaro-Urbino, con lo scopo di combattere la dipendenza patologica dal gioco. Sul territorio provinciale è stato attuato grazie alle cooperative sociali Labirinto, Crescere e Irs Aurora. Denominato “Fuori gioco”, ha fra i suoi obbiettivi la mappatura degli esercenti che propongono prodotti relativi al gioco.
Grazie alla loro opera l’assessore ai Servizi sociali e all’istruzione Lucia Ciampi, presente all’evento, può oggi dichiarare che “in città ci sono 150 slot, 3 sale scommesse e quasi tutti gli esercizi pubblici vendono gratta e vinci e prodotti da gioco. Per una città di 15.000 abitanti sono tantissime, per non parlare poi dei circoli privati dove si gioca a poker”.
Per questo un altro scopo del progetto era premiare gli esercenti che non hanno installato prodotti da gioco, o incentivare coloro che li sfruttava a farne a meno. Ma, come dichiarato dal coordinatore dell’Ambito territoriale sociale IV Piero Fraternale, “il guadagno delle slot oggi è diventato purtroppo basilare. È difficile convincere un esercente, per quanto sensibile all’argomento, a rinunciare a un guadagno che gli permette di pagare le spese di utenza”. Dello stesso avviso anche Rizzuto: “Adesso tornare indietro è molto difficile. È pieno di attività che senza slot chiudono il locale e i comuni non possono far nulla. A Verbania c’erano ragazzi che marinavano la scuola per andare a giocare alle slot e quindi il sindaco ha deciso di chiuderle durante l’orario scolastico. La sala slot ha fatto ricorso e ha vinto perché non era materia su cui potesse decidere il Comune, che ha dovuto pagare circa due milioni di euro per tutte le ore in cui la sala era rimasta chiusa”.