URBINO – Due grandi attori che lavorano insieme da anni, che si stimano e il cui sodalizio continuerà ancora a lungo. Giovedì 19 febbraio, con la commedia Il visitatore di Eric Schmitt, Alessandro Haber e Alessio Boni hanno fatto incetta di applausi al teatro Sanzio di Urbino. Una città che i due attori definiscono “deliziosa”, anche grazie all’aria di gioventù che si respira. “Urbino è un piccolo gioiello – dice Haber – e la presenza dell’università e di tanti giovani la rende assai piacevole”. “Si sente che è una città viva – gli fa eco Boni- basta guardare il teatro Sanzio, farsi un giro in centro… il fermento giovanile e universitario poi la rende ancor più bella”.
Ne Il visitatore, Sigmund Freud (Haber) e Dio (Boni) si sfidano a colpi di argomentazioni su religione e ateismo, su fede e ragione. Due personaggi molto diversi ma ugualmente complessi, rappresentati da testo e sceneggiatura in maniera molto originale, lontana dall’immagine abituale che si ha di loro.
“Il mio Freud ha 82 anni, ha un tumore alla gola e morirà di lì a poco – spiega Haber – io sono più giovane perciò ho dovuto cambiare postura e vocalità, tremando di continuo. Non avendolo ovviamente mai conosciuto, me lo sono dovuto inventare totalmente. In questo sono stato aiutato da un testo meraviglioso, dall’ottima regia e da compagni di viaggio uno più bravo dell’altro”.
Un Freud che non riesce a credere in un dio che permette che nel mondo ci sia tanto dolore. “Concordo con lui – continua Haber – se esistiamo qualcosa sopra ci sarà anche, poi però mi viene in mente la realtà, fatta di disuguaglianze, strapoteri, male che incombe. Se penso a quello che è successo nei campi di concentramento… Mi girano un po’. Non riesco a pensare che Dio voglia questo, se ci fosse dovrebbe essere vicino alle persone che hanno dei problemi”. Un po’ come fa oggi papa Francesco, che per Haber è “un rivoluzionario che sta ribaltando tante cose. Si avvicina molto al popolo, all’essere umano, un papa dovrebbe essere così”.
“Nella sceneggiatura originale Dio era rappresentato come un dandy, super raffinato ed elegante nel vestire – racconta Boni – invece il nostro regista Valerio Binasco ha voluto renderlo un clochard, un disadattato molto terra terra ma dotato di una certa trasversalità, in modo tale che possa parlare con uno dei massimi esponenti dell’aristocrazia austriaca del 1938 come Freud. Vedi questo folletto che in scena gira come un satellite attorno al “pianeta” Freud, punzeccchiandolo e cercando di fargli uscire un po’ di verità, per vedere se crederà o meno nel mistero. Il segreto di questo spettacolo, che è una vera bomba, sta proprio nel fatto che l’autore Schmitt ha saputo scrivere il duello tra Dio e Freud con leggerezza e ironia. Un testo divertente e ironico ma a tratti anche profondo”.
Per quasi tutto lo spettacolo, Haber e Boni si trovano soli sul palco. Questo rende fondamentale, per la buona riuscita dell’esibizione, il feeling tra i due. “Con Boni c’è grande armonia, siamo insieme da cinque o sei anni ormai – dice Haber – oltre a essere un ottimo attore è umanamente fantastico, è dolcissimo e generoso. In più mi sopporta, che non è poco. Io sono una persona semplice ma ho un carattere bizzarro, non facile”. “Un collega o un regista è come la tua donna- spiega Boni- se non li stimi non ci riesci a creare nulla. E io stimo molto Haber. Se decidi di fare a certi livelli un grande testo in cui si è in due o tre protagonisti di un certo calibro, se non stimi chi è con te sul palco non parti nemmeno. Poi ci sono anche le belle sorprese, come Alessandro Tedeschi e Nicoletta Robello - gli altri due componenti del cast- che non conoscevo e che ho scoperto essere due bravi attori. In passato ho rifiutato tanti progetti importanti proprio perché avrei dovuto avere a che fare con persone con cui un rapporto del genere non si poteva creare. Avere un buon feeling con ti ti sta a fianco è importante, a teatro soprattutto. Altrimenti il pubblico percepisce la finzione, sente che non sale l’energia giusta”.
Visti gli ottimi risultati, la premiata ditta Haber-Boni è ben lontana dall’essere sciolta. “Riprenderemo questo spettacolo per il terzo anno consecutivo – spiega Haber – una cosa assai rara, ma è talmente bello che tutti lo vogliono. Devo dire che è faticoso, pensa che io sono già stanco prima ancora di cominciare. Poi però salgo sul palco, ed ecco che mi torna la voglia”.