URBINO – Soluzioni concrete, non promesse irrealizzabili: così si presenta il candidato del Partito democratico Pietro Marcolini, assessore regionale al bilancio uscente, alle primarie del centrosinistra del primo marzo per le elezioni regionali di maggio. Il candidato ha risposto ad alcune domande della redazione del Ducato.
Qual è il suo progetto per le Marche?
Per permettere alla regione di ripartire, bisognerà cominciare dalle imprese: il 60% delle aziende marchigiane è riuscita a fronteggiare la crisi grazie all’ammodernamento, mentre il restante 40% necessita di ristrutturazione e riconversione, anche tenendo conto dell’ambiente. È qui che entrano in gioco i giovani: i più qualificati ci aiuteranno a utilizzare al meglio i fondi europei che arriveranno tra il 2015 e il 2020 (circa 1,2 miliardi). In secondo luogo sarà necessario riformare il settore sanitario, riqualificando i servizi territoriali integrali, per renderli maggiormente disponibili ad affrontare i casi più urgenti e risparmiare sui servizi ospedalieri. Poi c’è la necessità di un’alleanza tra i comuni delle aree interne di montagna e le città rivierasche. Anzitutto vanno messi in sicurezza i territori interni, perché di questo risentono anche le zone costiere (si veda il caso delle alluvioni di inizio febbraio); poi sarebbe interessante valorizzare i centri medievali e rinascimentali. Infine bisognerà ridisegnare l’assetto legislativo della Regione per adattarlo alla recente riforma del Titolo V della Costituzione e distinguere l’aspetto politico da quello amministrativo, per ridare vigore all’apparato.
Questa valorizzazione coinvolgerebbe anche Urbino?
Certamente lo sviluppo delle aree interne a traino culturale dovrebbe partire dal Montefeltro e da un centro importante come Urbino. Perché il mio progetto sia efficace, in queste aree interne c’è anche la necessità di un doppio lavoro: oltre a quello ‘ordinario’ ci sarebbero da fare anche degli straordinari, come la riforestazione di alcune aree che sono state danneggiate dalla mancata cura del sottobosco, e il ripopolamento umano di alcune zone collinari e montuose.
Non pensa che i collegamenti viari inadeguati delle zone interne possano frenare questo progetto?
L’inadeguatezza dei collegamenti è colpa del blocco dei fondi all’Anas da parte dello Stato attuato con il depotenziamento delle province: i problemi sono gli stessi, ma ora c’è l’aggravante della mancanza di soldi. Abbiamo anche provato a riattivare la tratta ferroviaria Urbino – Fano per migliorare i collegamenti con la costa, perché credo sia un’idea ecologica e positiva, ma siamo sempre stati bloccati dalla mancanza di finanziamenti: la Regione, da sola, non ce la può fare.
In cosa crede che il suo programma sia migliore di quello degli altri candidati?
Non posso paragonare il mio a quello di Ninel Donini, perché non ho avuto occasione di leggerlo, mentre, per quanto riguarda quello di Luca Ceriscioli, dico che non contiene idee originali: non ci vedo alcun elemento propositivo. C’è una denuncia di problemi, vero, ma non ci sono soluzioni. Il mio programma, invece, è ottimistico, ma anche realistico. Ceriscioli afferma che sia necessario diminuire la distanza tra amministrazione e cittadini? Concordo. Tuttavia è un’esigenza da perseguire non in un mondo fantastico come quello che propone, ma in uno più realistico.