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Giobbe Covatta agli studenti di Urbino: “Uso la risata per far pensare, ma non sono un politico”

di    -    Pubblicato il 5/03/2015                 
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covatta-ridottaURBINO – Giobbe Covatta non si sente un esperto di comunicazione, anzi. “Io di mestiere faccio il comico”, si schermisce, come se decenni a riempire teatri non valessero nulla. Un gioco iniziato così, di fronte agli studenti dell’università “Carlo Bo”. Il dibattito, dal titolo “La cultura del teatro, il teatro della cultura”, è stato organizzato  dalle Politiche Giovanili del Comune e moderato dalla Direttrice del dipartimento di comunicazione Lella Mazzoli. Una chiacchierata fra l’attore, la docente e i ragazzi.

“Io esperto di comunicazione? Non so neanche usare il computer…” esordisce il comico. “E allora che cosa ci fai con una borsa portacomputer?” chiede divertita Lella Mazzoli. “Vuoi vedere che ci tengo qui dentro? Guarda!”.  Tira fuori un corposo manoscritto e lo presenta al pubblico: “Questo è il mio nuovo spettacolo e l’ho interamente scritto a mano. Si chiama Viva l’Afrìca – lo legge con l’accento sulla i – ma forse il titolo così non si può tenere”, scherza fra le risate dell’aula piena, divertita dalla sua bravura nel catturare in un semplice dettaglio il contrasto tra la cultura digitale e il passato analogico. “Io se devo mandare un’email chiedo aiuto a mia figlia”.

“Io sono un comico e il mio primo obiettivo è far ridere – spiega Covatta – il pubblico paga il biglietto e vuole questo da me. Poi se riesco anche a stimolare una curiosità, se le persone tornando a casa cercano su internet se quello che ho detto è vero, è una doppia soddisfazione”. E’ questo il significato: uno spettacolo che intrattiene e riesce allo stesso tempo veicolare un messaggio. L’impegno sociale del resto fa parte da anni della carriera dell’attore, che viaggia di frequente in Africa per contribuire a progetti di sviluppo, come la costruzione di acquedotti e scuole elementari.

Anche lo spettacolo teatrale che sta portando ora in tournée, e che ha fatto tappa a Cagli, è incentrato su un tema di attualità. Si intitola 6° (sei gradi) e fa ridere e riflettere insieme su una delle grandi sfide del nostro tempo, il cambiamento climatico. “Ma lo spettacolo non è un comizio – chiarisce l’attore – il comico storicamente, fin dai tempi dei giullari, aveva un ruolo sociale: denunciare le magagne, pur facendo ridere. Il problema è quando il comico vuole diventare un re, o quando il re diventa un comico”. Impossibile non notare un riferimento alla politica italiana, dove il confine fra spettacolo e comizio è stato valicato da entrambe le parti.

Anche se non sa usare il computer, un esperto di comunicazione Covatta deve esserlo per forza: anni di teatro, cinema, televisione lo testimoniano, per non parlare dei libri che ha pubblicato, best-seller da milioni di copie. Il segreto forse sta tutto nella voglia di raccontare, come nelle decine di documentari girati nel continente africano: “Mi aggiro per questo pianeta cercando di raccontare quello che vedo – spiega – non tecnicamente, ma da un punto di vista sentimentale e emotivo. A volte mi è riuscito bene, a volte no: male che vada, mi sono fatto un viaggio in Africa”.

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