Il sindaco Maurizio Gambini approva la decisione di Vittorio Sgarbi di non candidare Urbino a Capitale italiana della Cultura: “Il bando – commenta – ci sembra una presa in giro”.
La fiducia nei confronti dell’assessore è piena. Piuttosto, se c’è qualcuno che il sindaco non ritiene affidabile è proprio il Ministero per i Beni Culturali, che avrebbe indetto un bando “troppo vago” e quindi inadeguato a determinare un vincitore. Insomma, il dubbio del sindaco e di Sgarbi – che Gambini chiarisce essere fondato per ora solo sul questionario da loro visionato – è che il milione di euro messo in palio sia già stato assegnato.
Sindaco, perché ha appoggiato la decisione di Sgarbi?
Perché mi fido di Vittorio, che in materia non ha rivali. Se lui ha dei dubbi sull’attendibilità del bando io gli credo. Abbiamo esaminato i questionari che il ministero chiede di compilare e le domande sono fin troppo generiche: questo ci fa pensare che in realtà i fondi siano già stati destinati. Non ha senso spendere energie e risorse, come già fatto per il concorso “Capitale europea della Cultura” (vinto da Matera, ndr), se poi i risultati dimostrano che la scelta è già stata fatta a priori.
Ma se si sbagliasse? La posta è alta, si tratta di rinunciare a un milione di euro.
Sono fondi che secondo noi non sarebbero andati a Urbino. E a prescindere da questo, l’iniziativa manca di concretezza. Come altre azioni di governo, anche questo bando non produrrà effetti tangibili.
Secondo alcuni politici locali la vera ragione di questa scelta è che fin dall’inizio Sgarbi non aveva alcun progetto da presentare.
In realtà nel questionario il ministero non chiede di presentare un progetto vero e proprio. E poi l’amministrazione aveva già predisposto un gruppo di lavoro che si sarebbe dedicato interamente alla candidatura. A Sgarbi spettava solo il compito di indirizzarlo. La decisione è stata presa solo ieri, il che conferma che il problema non era certo la mancanza di un progetto.
Perché, comunque, la questione non è stata portata in Consiglio comunale?
Non era obbligo di Vittorio consultare le altre forze politiche. Lui è l’assessore competente, la decisione spettava a lui. Ad ogni modo, l’assessorato alla Cultura ha già stilato una relazione a riguardo. Da parte mia, posso dire che Sgarbi si è confrontato con me, trovando appunto il mio appoggio.
Sicuro, allora, di questa scelta?
Sì. Non allineandoci, io e Vittorio siamo convinti di riuscire a rompere con la politica che alle sue promesse non fa corrispondere azioni concrete.