Urbino rinuncia a concorrere per il ruolo di Capitale italiana della Cultura. E rinuncia alla possibilità di ottenere un premio da un milione di euro. Così ha deciso Vittorio Sgarbi, ritenendo l’iniziativa “una penosa competizione che mette le città d’Italia una contro l’altra”.
La competizione non è quella, già vinta da Matera, indetta dalla Commissione Europea, ma un concorso del ministero per i Beni culturali italiano. Il punto però, secondo l’assessore alla Rivoluzione, è che il concorso si basa su criteri di selezione poco affidabili. “I formulari per presentare i progetti favoriscono una vacua e autocelebrativa rappresentazione della grande storia di ogni città e la proposta di ambiziosi e inevitabilmente modesti progetti di iniziative”.
Il concorso, indetto dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, sarebbe per Sgarbi solo “una riparazione dopo la vittoria di Matera come Capitale europea della Cultura”. Nulla da ridire sul milione di euro messo in palio per la città vincitrice, viste le limitazioni economiche a cui sono attualmente soggetti i comuni. “Ma con quali criteri si sceglierà la città vincitrice? E in base agli umori di quale commissione?”. Considerando poi che ai comuni si chiede di presentare semplicemente dei progetti, Sgarbi si domanda: “Come si può giudicare una cosa che è solo annunciata con tutti i buoni propositi?. E’ evidente che Urbino per il suo passato è incomparabile, come qualunque altra città d’arte italiana”.
Secondo l’assessore alla Rivoluzione sarebbe più sensato scegliere, ogni anno per i prossimi dieci, una fra le capitali culturali d’Italia e metterla alla prova. “Soltanto a dimostrazione avvenuta si potrà scegliere quella che ha dato il meglio”.
Stando così le cose, Urbino sceglie di andare avanti con i propri mezzi e di rinunciare alla corsa. Perché “la cultura – conclude Sgarbi – non è in competizione, ma in capacità e merito dimostrati”.