Istituto per la Formazione
al Giornalismo di Urbino

i corsi - la sede - contatti
gli allievi - i docenti - l'istituto

Il futuro del giornalismo investigativo? Sono le buone notizie

di    -    Pubblicato il 17/04/2015                 
Tag: , , ,
Sean Dagan Wood, co-fondatore CJP

Sean Dagan Wood, co-fondatore CJP

PERUGIA – È più difficile scrivere una buona notizia rispetto a una cattiva. E sì, un giornale fatto di sole buone esiste, è nato nel 1993 nel Regno Unito, si chiama Positive News e ha ispirato decine di progetti editoriali simili, anche in Italia.

Il cosiddetto “giornalismo costruttivo” ha delle regole precise. Anzi, ne ha persino aggiunta una alle canoniche “5 W”: “What now?”. “Il giornalista che si approccia al giornalismo costruttivo deve andare oltre i ragionamenti convenzionali e chiedersi: ‘What now?”, e adesso?” spiega Danielle Batist, co-fondatrice del Constructive journalism project (Cjp) insieme a Sean Dagan Wood. Entrambi sono stati relatori del convegno “Le buone notizie non fanno notizia, oppure sì” al Festival del giornalismo di Perugia.

“Bisogna saper lavorare sulle possibili soluzioni e cercare di capire come evolverà una vicenda. Come un vero detective” continua Danielle.

Un esempio presentato durante il panel è stato “Crying for empathy” (Piangere per empatia), un reportage di Batist su Positive News che analizza un metodo innovativo per l’educazione infantile con una chiave completamente diversa rispetto a quella proposta dal The Guardian.

Il caso italiano. Le buone notizie stanno cominciando a trovare spazio anche nel nostro Paese. Buonenotizie.it è l’unica realtà italiana ad essere diventata partner del Tmi (Transformational media initiative) network globale che ha l’obiettivo di divulgare il giornalismo costruttivo.

Alessia Marsigalia ha lavorato come freelance per il sito: “Grazie al giornalismo costruttivo anche da una tragedia possiamo ottenere informazioni utili. Prendete come esempio il naufragio della Costa Concordia. In quanti si sono informati su tutte le nuove norme che sono nate grazie a quell’episodio? Chiaramente il nostro lavoro diventa ancora più complesso perché dobbiamo verificare più in profondità le notizie rispetto ad altri”. Alessia ha passato un mese in Inghilterra per imparare le regole base di questo approccio e viaggerà tutta la prossima estate per completare il percorso iniziato lo scorso anno.

Le “good news”. Ma come si costruisce una “buona notizia”? Secondo i fondatori di Cjp ci sono una serie di regole basilari:

• Riflettere sul fatto che dietro a una notizia ci sono sempre delle persone;
• Evitare toni sensazionalistici ma scavare nella notizia senza fermarsi alla superficie;
• Spiegare chi sta facendo qualcosa per risolvere un problema e in che modo;
• Avere un approccio critico, ma costruttivo non distruttivo.

Buone notizie… e contagiose. Un nuovo modello, quello del giornalismo costruttivo, che negli ultimi anni si è sviluppato in molti paesi del mondo. In IndiaInghilterra, Francia, Olanda, Stati Uniti (con Daily Good, What’s Working di Huffington Post) e Spagna hanno aperto diversi siti di informazione dedicati a buone notizie e spunti costruttivi.  Tutte realtà che oggi fanno parte del Transformational media initiative.

“In Italia anche alcuni importanti siti di informazione hanno creato delle sezioni dedicate alle notizie positive. Diciamo che questo è un primo passo ma abbiamo molta strada da fare per raggiungere gli altri paesi”.

Sullo stesso argomento:

I commenti sono chiusi