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Pivato: “Cultura sotto attacco, Urbino in controtendenza grazie a Sgarbi”

di    -    Pubblicato il 17/04/2015                 
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Pivato

L’ex rettore dell’Università di Urbino e storico Stefano Pivato

PERUGIA – “La cultura è sotto un attacco concentrico: scompaiono le biblioteche e chiudono i teatri ed è un problema complessivo all’interno del quale sta anche la professione giornalistica”. Lo ha affermato l’ex rettore dell’Università di Urbino, Stefano Pivato, che il Ducato ha intervistato a margine del convegno Diari di guerra e narrazione digitale al Festival internazionale del giornalismo di Perugia.

Secondo Pivato però, almeno a Urbino, c’è chi sta andando in controtendenza: “Anche se a volte non condivido alcune sue scelte, credo che il lavoro Vittorio Sgarbi come assessore possa rivitalizzare la cultura della nostra città – afferma – sono sempre stato un suo acceso sostenitore e i risultati sono lì a dimostrare che il suo operato sta andando nella direzione giusta”.

L’ex rettore è intervenuto all’evento nelle vesti di storico per presentare il sito “La Grande guerra, i diari raccontano”, un’enorme raccolta di lettere e diari scritti al fronte dai soldati durante la Prima guerra mondiale. I documenti, completamente digitalizzati, sono stati catalogati per il gruppo L’Espresso da Pier Vittorio Buffa, Federico Badaloni e Nicola Maranesi.

Una delle lettere dal fronte raccolte nel sito "

Una delle lettere dal fronte raccolte nel sito “

Pivato “La storia della Grande Guerra fu letta, soprattutto, con gli occhi del regime fascista che ne fece un mito”. A questo contribuirono molto i racconti dal fronte dei cronisti di guerra, storie che riportavano le voci dei protagonisti e la spensieratezza dei soldati in trincea, mentre l’amara “verità alternativa” nascosta nelle loro lettere e diari non veniva resa pubblica. Voci di dissenso non sono mai mancate, come quelle dei socialisti negli anni ’20, ma venivano soffocate. Oggi, grazie a lettere e diari, si può vedere che l’esercito non era tutto proiettato verso il senso di difesa della patria”.

Allora può essere il giornalista a far emergere queste verità nascoste? “Certamente che può – afferma, sicuro, l’ex rettore – abbiamo avuto diversi esempi, per tutti cito Ilaria Alpi, ma anche tanti giornalisti free lance che indagano per cercare la verità, ovviamente fino a quando glielo consentono. Ancora oggi le guerre continuano ma non si combattono più come una volta: sono indirette, come quando le bombe americane venivano sganciate sull’Iraq. Per fortuna c’è ancora il giornalismo a raccontarcelo”.

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