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Snowden al Festival: “Democrazie e dittature usano gli stessi metodi di sorveglianza di massa”

di    -    Pubblicato il 18/04/2015                 
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Edward Snowden in collegamento via skype al festival di Perugia

PERUGIA – “Se siete seduti in questa stanza e avete un cellulare in mano, dovete essere consapevoli che il vostro governo sa dove siete. La questione della privacy ci riguarda tutti” così si è rivolto al pubblico del festival del giornalismo di Perugia Edward Snowden, ex informatico dei servizi segreti americani che nel 2013 ha svelato al mondo le attività di controllo di massa dell’intelligence statunitense.

Ora Snowden vive in una località segreta in Russia da dove stasera si è collegato via Skype per discutere di  sorveglianza e privacy insieme al giornalista freelance Fabio Chiusi, al fondatore di Privacy International Simon Davies, a Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone e Andrea Menapace di Cild, a Ben Wizner, consulente legale di Snowden.

In collegamento Skype c’era anche Laura Poitras, la regista premio Oscar del documentario “Citizenfour”, che documenta le riunioni avvenute tra Snowden e Glenn Greenwald ed Ewen MacAskill a cui l’informatico ha fornito le prove delle attività di controllo di massa americane.

La sala dei Notari a Perugia era piena di blogger, giornalisti, curiosi, interessati che hanno fatto più di due ore di fila per assistere al dibattito. Snowden ha risposto alle domande dei moderatori, spiegando perché è fondamentale proteggere i nostri dati e quali sono i pericoli di un sistema di sorveglianza di massa.

“Dobbiamo criptare i nostri dati attraverso sistemi informatici, non importa se viviamo in una società autoritaria o in una democratica. I loro metodi di sorveglianza sono simili – ha spiegato il whistleblower – la differenza è il modo in cui i governi utilizzano i dati raccolti e se lo fanno con un intento politico”.

“Nessuno di noi vuole credere che i governi occidentali democratici abusino dei dati che hanno, il problema però è che potrebbero farlo” ha continuato Snowden. L’evoluzione della tecnologia ha permesso un controllo massiccio, che in termini monetari costa relativamente poco. Il pericolo, secondo Snowden, non è solo che gli stati abusino dei dati. Ad approfittare del sistema possono essere anche i funzionari che lavorano nelle agenzie segrete: “Ci sono stati casi di dipendenti dei servizi segreti che spiavano le proprie mogli, alcuni sono stati scoperti e si sono dovuti licenziare, ma nessuno di loro è finito in tribunale” ha raccontato l’ingegnere informatico statunitense.

Snowden ha parlato anche del suo lavoro nei servizi segreti: “Quando lavoravo negli Stati Uniti passavo le mie giornate a controllare conversazioni private delle persone. Quando fai questo tipo di lavoro, trovi colpevoli anche dove non ci sono, vedi tracce di terrorismo ovunque, questo è il pericolo della sorveglianza di massa. Non importa se hai fatto qualcosa di sbagliato o no, sei sorvegliato e basta. Sei sorvegliato e solo dopo sospettato, mentre dovrebbe essere il contrario. Tutto questo controllo è inutile e non è mai servito ad evitare stragi terroristiche”.

Il dibattito di Perugia si è concluso con una riflessione su cos’è la privacy. “Privacy non è rivelare o no dati, privacy vuol dire potere e democrazia” ha affermato Ben Wizner, avvocato di Snowden. “Privacy è libertà di avere una vita privata e questo è un diritto che solo i cittadini possono far proteggere, non lo stato” ha concluso Snowden.

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