PERUGIA – L’esemplare di volontario-videomaker al Festival del giornalismo di Perugia si alza presto la mattina e rientra tardi la sera. Il suo occhio è l’obiettivo della telecamera, che porta a spasso per il Festival come la più preziosa delle amiche. Fa avanti e indietro tutto il giorno tra una location e l’altra, con in spalla il suo borsone e ai piedi scarpe sempre più consumate. Il videomaker deve portarsi dietro due batterie di riserva: una per la telecamera, e una per sé. È il più attento degli spettatori, sempre pronto a filmare ciò che ha davanti. Ma le immagini più belle sono sempre quelle che non si aspetta di vedere: il segreto è lasciare che le cose accadano.
E se tutto va bene, deve trovare il tempo e la pazienza di trasformare ciò che ha visto in una storia che qualcuno abbia il piacere di farsi raccontare.
È quando cala il buio, e la sala stampa si svuota, che il povero videomaker trova la pace. È allora che scopre quella meravigliosa sensazione di stanchezza e soddisfazione, quella che si prova quando si fatica per un risultato. Perché il bello di fare video non è sapere che qualcuno li guarderà, ma portarsi a casa una storia che nel frattempo è diventata la tua.