URBINO – Mass media + scienza = verità. Questa semplice formula matematica rappresenta, secondo Vilberto Stocchi, rettore dell’Università di Urbino, l’obiettivo della divulgazione scientifica. Nella sala del Trono del palazzo Ducale il suo intervento si concentra sul felice incontro tra giornalismo e pubblicazioni tecniche. Compito di entrambi è quello di trasmettere un messaggio, dopo uno studio approfondito, e “donarlo agli altri attraverso un linguaggio chiaro e semplice, comprensibile per tutti e non solo per gli addetti ai lavori” afferma Stocchi. La ricerca e l’approfondimento delle fonti sono necessarie sia per il giornalismo che per la scienza.
Ma il percorso dei media e della materia scientifica non sempre percorrono gli stessi binari. Le grandi testate hanno spesso utilizzato titoli sensazionalistici che fraintendono le ricerche, a volte per vendere di più a volte perché i risultati di uno studio non erano molto chiari. Il rettore racconta di un gruppo di 25 scienziati, di diversa nazionalità, che pubblicarono su Nature uno studio sull’obesità. Sui giornali italiani e internazionali il titolo più comune era “Scoperto il gene dell’obesità” o “Ecco perché siamo obesi”. Ovviamente, i giornalisti non avevano approfondito la ricerca e avevano tratto soltanto la notizia ‘sensazionalistica’. “Il problema – secondo Stocchi – è la mancanza di competenze. Se si conosce poco della materia, c’è il rischio di deludere e creare false aspettative”. In questi casi, allora, il compito principale dello scienziato è quello di tradurre lo studio in un linguaggio comprensibile a tutti mentre il dovere del giornalista di leggere e conoscere bene l’argomento di cui si parla.
Negli ultimi anni, la divulgazione scientifica sta avendo un enorme successo perché attira e incuriosisce i giovani. Tuttavia, raccomanda Stocchi, dopo l’iniziale stupore, è necessario interpretare le notizie: “Questo è il nuovo giornalismo scientifico”.
Non c’è scienza senza comunicazione della scienza #fgc15 Rettore @uniurbit
— Gio. Boccia Artieri (@gba_mm) 23 Aprile 2015
Secondo il rettore, la materia tecnica da sola non può rispondere alle domande che l’uomo si pone poiché l’uomo stesso è “un organismo troppo complesso”. Cosa può fare la scienza? La conoscenza dona all’uomo la metodologia necessaria per affrontare la ricerca della verità e migliorare la capacità critica. Ancora una volta il giornalismo e la scienza raggiungono un traguardo comune: cercare e ottenere una risposta. Per completare un compito così difficile, gli uomini hanno bisogno di utilizzare i media del proprio tempo. Già nel 1974, in un convegno proprio nelle sale del Palazzo Ducale, Carlo Bo aveva parlato dell’efficacia del messaggio televisivo. Sono passati ormai 41 anni e la televisione ci ha lasciato una “mezza eredità”: un linguaggio uniformato e un palinsesto incapace di rispondere alle aspettative create. “La televisione è incapace di affrontare le sfide della globalità in un momento dove i punti educativi sono troppo fragili e non ci sono stimoli per l’aspetto critico”.
#stocchi tv positiva per diffusione lingua ma non bene per stimolare telespettatore a sfide nostra società #fgc15 — nardi michele (@mich91nardi) 23 Aprile 2015
In questo senso molto può fare la cultura ma come dice Stocchi “bisogna stare attenti perchè il più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza ma l’illusione di sapere”.
“Voglio citare S.Hawking: Il piu grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’illusione di sapere” #Stocchi @uniurbit #fgc15
— Il Ducato Urbino (@IlDucato) 23 Aprile 2015