URBINO – È un servizio per il lettore, che non divide le notizie per compartimenti stagni e non si concentra solo su ciò che è interessante ma su ciò che davvero è importante. È Good Morning Italia, che dal 2013 accompagna la colazione mattutina di migliaia di utenti con un resoconto dei fatti principali avvenuti in Italia e nel mondo. Ogni giorno, alle 7.30, gli abbonati ricevono per mail o sull’app le sintesi fatte dalla redazione, insieme ai link che rimandano a pezzi di testate nazionali e internazionali. Al Festival del Giornalismo Culturale di Urbino Beniamino Pagliaro, fondatore del servizio, è seduto a un caffè a margine di un incontro sul rapporto tra web e cultura. Racconta al Ducato che cos’è e come funziona il suo prodotto di rassegna stampa.
Qual è il tipo di servizio che volete offrire e come viene costruita un’edizione di Good Morning Italia?
“Anzitutto per ragioni ideologiche non ragioniamo per settori, abbiamo proibito di usare titoli come economia, esteri, e via dicendo. Se una cosa succede in Francia ed è importante, allora lo è anche in Italia, senza bisogno che sia catalogata in una categoria prefissata. Il punto vero è se la questione è rilevante e il nostro lavoro è proprio questo, togliere ciò che è superfluo e concentrarci su ciò che è importante. Il nostro abbonato ha poco tempo, non possiamo scocciarlo con la fuffa; la cronaca ad esempio non la mettiamo quasi mai perché pensiamo che non dia un valore aggiunto”.
Come viene costruita un’edizione di Good Morning Italia e in quanti siete in redazione?
“Siamo partiti in sei e attualmente siamo nove, siamo una squadra di giornalisti che parallelamente lavora anche per altre testate o fa il freelance. Il lavoro fatto a priori è la selezione dei temi con uno sguardo orizzontale e internazionale mentre sulla scrittura si fa un lavoro di cesello, senza rinunciare però ad una chiave o a un titolo divertente. Abbiamo dei turni stabiliti mensilmente e ogni giorno c’è un responsabile che coordina il lavoro di tutti gli altri, che generalmente comincia alle 5 del mattino”.
Tornando invece al tema del festival, quanto spazio trova la cultura nella vostra rassegna?
“Noi facciamo ogni giorno cultura. Tradizionalmente quando si parla di cultura si pensa al libro, alle recensioni, ma l’aspetto culturale non risiede solo in queste forme. È approfondire al di là della singola notizia, devi far capire nel modo migliore possibile all’utente cosa sta accadendo”.
Nel 2014 erano 5300 gli utenti iscritti al servizio, attualmente quanti sono fra news letter e app?
“Abbiamo una reach complessiva di circa 7000 persone al giorno, di queste circa 3000 sono gli utenti che hanno già un abbonamento mentre gli altri usufruiscono del periodo di prova gratuito di 30 giorni. La percentuale di passaggio dal trial al servizio a pagamento è del 31%, che è molto alta se si considera che la media americana di transizione al paywall è dello 0,5. Questo dato è misurato a novembre e nei mesi successivi abbiamo continuato con una crescita organica del 20%; sono numeri che ci rendono ottimisti sul modello che abbiamo adottato”.
Com’è invece il rapporto con i vostri utenti, ricevete dei feedback, delle richieste particolari?
“Alcuni vorrebbero l’edizione prima al mattino, alcuni più esteri, attualmente tanti ci dicono più Italia. In generale riceviamo ogni giorno decine di mail dagli utenti che chiedono di approfondire un certo contenuto e noi facciamo rispondere a tutti dal collega che ha scritto l’edizione. Abbiamo un bel dialogo, in media in mezz’ora rispondiamo a tutti il che è molto impegnativo però fondamentale per avere con loro un rapporto vero”.
Foto di Jacopo Salvadori e Valentina Ruggiu