URBINO – Al momento del terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito il Nepal, sabato 25 aprile, si trovavano ai piedi dell’Everest, sono Pietro Marcucci, 49 anni, e Gianluca Cantiani, 50 anni, due amici alpinisti di Fano. Ora stanno bene e hanno avvertito le famiglie con una breve chiamata in cui non hanno potuto però dare dettagli sulla situazione. La madre di Marcucci ha parlato con il Ducato al telefono: “Si trovavano lontani dall’epicentro e hanno avvertito solo in parte la scossa. Ci hanno detto solo poche parole, una breve telefonata per rassicurarci, le comunicazioni sono difficili”. Ora i due amici aspettano di rientrare in Italia, “forse il 10 maggio, l’importante è che stiano bene” ha aggiunto la madre di Marcucci.
Marcucci è proprietario di una nota oreficeria nel centro di Fano, mentre Cantiani è tecnico al Comune nella sezione servizio manutenzione. I due erano arrivati in Nepal una settimana fa e secondo i programmi avrebbero dovuto scalare la cima più alta del mondo. Il gruppo partito prima di loro non ha invece potuto evitare il sisma; già impegnati nella scalata sono morte 18 persone travolte da una valanga provocata dall’onda sismica.
Tre turisti marchigiani salvi. Oltre a loro altri tre turisti marchigiani hanno contattato le famiglie e stanno bene. Si tratta dell’avvocato Francesco Tardella di Ancona, specializzato in diritto fallimentare ed ex presidente del Rotary Ancona-Conero, e due turiste di Senigallia, Claudia Greganti, 38 anni, e Tiziana Cimarelli, 58 anni.
I tre erano diretti da Kathmandu a Chitwan per visitare un parco nazionale. Al momento del terremoto erano a bordo di una jeep quando una frana li ha travolti. Non hanno riportato ferite gravi, solo qualche escoriazione, ora aspettano di rientrare in Italia.
Giuseppe Antonini, speleologo di Ancona, ha telefonato ai famigliari per rassicurarli, sta bene e starebbe tentando di raggiungere la capitale del Nepal.
Le vittime italiane. E sarebbe stato proprio Antonini a informare della morte della collega Gigliola Mancinelli, medico e speleologa di Ancona, assieme al trentino Oskar Piazza, i cui nomi figuravano nella lista dei dispersi. Le prime due vittime italiane confermate sono invece sono Renzo B. e Marco P., morti sabato, travolti da una frana mentre erano impegnati a 3500 metri di quota in un trekking nella Rolwaling Valley. I cadaveri sono stati recuperati sul posto. Lo hanno riferito all’Ansa due loro compagni di spedizione che si trovano a Kathmandu. Sempre nella capitale sono stati ricoverati in ospedale altri due della spedizione: Iolanda M., ferita, e Attilio D., illeso.
Intanto è salito a 4100 il bilancio ufficiale delle vittime reso noto dalla polizia. I feriti sono oltre 6800. La maggior parte delle persone che ha perso la vita si trovava in Nepal, ma ci sarebbero vittime anche sarebbero 66 i decessi in India, 25 in Tibet e 17 in Cina. Il terremoto è il più forte ad aver colpito il paese negli ultimi 80 anni, dopo quello del 15 gennaio del 1934, un sisma di magnitudo 8 che devastò le città di Kathmandu, Munger e Muzaffarpur, con più di 11 mila morti, e lo Stato indiano del Bihar, dove persero la vita in oltre 7 mila.
La terra continua a tremare, sono state registrate oltre 45 scosse, sopra i 4,5 di magnitudo, nelle ultime 24 ore. Secondo la Farnesina sarebbero 40 i connazionali irreperibili, anche se sono oltre 300 gli italiani già rintracciati sul posto.