di LUCIA GABANI e MARTINA NASSO
URBINO – La ricetta rossa sparisce. Dal primo marzo è entrata in vigore la nuova ricetta elettronica, valida per le prescrizioni di farmaci su tutto il territorio nazionale. Questo significa che i medicinali possono essere ritirati anche fuori dalla regione di residenza.
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Come funziona. Il proprio medico di base, per effettuare una prescrizione, si connette dal proprio computer a un apposito portale. La ricetta si compila direttamente online ed è identica a quella cartacea, un Nre (Numero ricetta elettronica) è associato al codice fiscale del paziente ed eventuali esenzioni sono aggiunte in automatico dal sistema. Anche il farmacista accede allo stesso portale per visualizzare l’impegnativa.
Per il completo abbandono della carta, però, bisognerà aspettare. Per ora il dottore consegnerà al suo assistito un cedolino bianco, un promemoria da consegnare in farmacia nel caso di problemi al sistema informatico o in assenza di connessione a internet. Nei prossimi mesi il procedimento verrà esteso anche alle prescrizioni di esami e visite specialistiche, visto che la ricetta elettronica sarà accettata anche da cliniche, ambulatori e ospedali. Tra i vantaggi della ricetta elettronica il risparmio sulla stampa e sulla distribuzione dei vecchi blocchetti di ricette, il controllo sulla falsificazione e sui furti dei ricettari. “Dietro gli aspetti positivi della dematerializzazione si cela però un rovescio della medaglia – spiega in una nota Giacomo Milillo, segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) – qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf, vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket, adesso anche quelli di erogabilità e appropriatezza e quant’altro dovremo verificare”.