LA STORIA

AL SAN VITO

NONSOLOTIFO

 

 

La piccola Anna, portata via dalle strade dell'Africa

Padre e papà
“Era l’8 gennaio 2001 quando vidi bambina per terra, con una busta sul ventre. Suo padre mi disse “sono un vedovo di ventitre anni. O la abbandono o la uccido”. Allora la prendo in braccio, a un anno pesa solo cinque chili e settecento grammi”. Padre Fedele racconta l’episodio di Anna, bambina malata del Congo, più fortunata di molte altre bambine come lei. La piccola adesso si chiama Anna Bisceglia. Ha preso il cognome del monaco e il nome di sua madre. che decise di portarsela in Italia ma fu bloccato dalla polizia. “ La portai all’ospedale – racconta il monaco – tutto pensavo mi potesse capitare meno che di ritrovarmi con una bimba. In Congo prima di passare il confine mi hanno fermato i poliziotti. Una multa di centocinquantamila franchi perché non potevo portare la bambina, dovevo darle un nome”.
Anna quel confine l’ha passato, adesso vive a Cosenza accudita dai volontari dell’Oasi francescana. Ha problemi neurologici e fa fisioterapia tutte le mattine. A Cosenza è vezzeggiata e contesa da tutti. L’8 gennaio, il giorno del suo ritrovamento, festeggia il compleanno.

“La malerba non muore mai”

“La malerba non muore mai” è lo striscione con cui i ragazzi del San Vito accolsero padre Fedele allo stadio quattro anni fa. Al ritorno da una missione, il cappuccino contrae la malaria. E’ quasi in fin di vita. Ma il pericolo fa capolino più volte nella vita del monaco, che ai rischi è abituato. “Ho subito due attentati – racconta – durante le mie missioni, il più grave è stato quello del ’94. Sono stato aggredito in Africa da tre uomini che mi conoscevano bene. Volevano rubarmi i soldi. Mi hanno puntato un coltello al collo, in pieno centro storico, sotto gli alberi il giorno di Natale. Ricordo questo episodio con rancore e con un’immensa rabbia”.


 

 

 

 

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