di ALESSANDRO CRESCENTINI
URBINO – Vittorio Sgarbi ha annunciato con un post su Facebook le sue dimissioni da assessore alla Cultura del Comune di Urbino. La scelta di lasciare la carica è arrivata a causa dell’installazione, in Piazza della Repubblica, dell’albero di Natale d’artista che Sgarbi aveva bollato come «una inutile bruttura immorale».
“Essendo venute a mancare le regole elementari di lealtà e di rispetto delle deleghe pertinenti al mio ruolo a Urbino – ha scritto il critico d’arte sulla sua bacheca Facebook – ed essendo stata lesionata l’organica alleanza che, con i ‘Verdi articolo 9’, mi vedeva nell’amministrazione di Urbino, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni, non potendo condividere contraddittorie scelte politiche e violazioni della legalità”.
Le tappe della vicenda. Più che un Natale, sembrava una telenovela. Di quelle con mille puntate. E invece arrivano i titoli di coda e a firmare la parola fine non poteva che essere l’attore principale. L’origine della frattura tra l’ormai ex assessore alla Rivoluzione, alla Cultura, all’Agricoltura e alla Tutela del centro storico di Urbino, e il sindaco Maurizio Gambini è stata proprio l’opera che il vice-sindaco Maria Francesca Crespini ha fatto installare in Piazza della Repubblica. La struttura ha scatenato sin da subito la discussione tra i cittadini, poi si è tradotta in un conflitto politico interno alla maggioranza.
Sgarbi non era presente quando è stato approvato il progetto e, tornato a Urbino, ha immediatamente battezzato l’Albero della discordia come una “inutile bruttura immorale” che deturpa il centro storico e che “per legge” non può stare dove è stato messo. Una “bruttura” già bocciata l’anno precedente e della quale ha sempre sostenuto di non essere al corrente, sottolineando e minacciando la sua intenzione di dimettersi qualora non fosse stato rimosso quell’ “oggetto orripilante”. Da quel momento è iniziata la fase finale della ‘telenovela’ che ha intrattenuto gli urbinati in queste ultime settimane.
Albero via, albero resta. La polemica ha continuato a infiammarsi con il botta e risposta a distanza tra lo stesso Sgarbi e Crespini. Secondo il critico d’arte l’autorizzazione della Soprintendenza all’installazione è “un atto che non ha rilievo giuridico” in quanto “manca la firma della sovrintendente Anna Imponente”. Il sindaco, preso tra due fuochi, ha cambiato e ricambiato idea più volte. Alla fine la resa dei conti, rimandata di qualche giorno per il malore che ha colpito Sgarbi a Modena, che però non gli ha impedito di mettere la parola fine, lasciando l’incarico ancora prima di lasciare il letto dell’ospedale.