Nella giornata del ‘farmaco sospeso’ a Fermignano donati 373 medicinali. A Urbino solo 40

di DANIA DIBITONTO

URBINO – Andare in farmacia e comprare delle aspirine, una scatola per sé e una per un malato in difficoltà. È quello che succede una volta all’anno, il secondo sabato di febbraio, su iniziativa della onlus milanese Banco Farmaceutico che dal 2000 organizza la GRF, Giornata nazionale di Raccolta del Farmaco. Una sorta di “farmaco sospeso”, come l’usanza ancora diffusa a Napoli di lasciare pagato un caffè al bar per chi non può permetterselo. Da una lista di medicinali senza prescrizione medica, il cliente della farmacia che aderisce all’iniziativa sceglie il farmaco da comprare e donare.

I cittadini di Fermignano si sono dimostrati molto generosi, qui sono stati raccolti 373 farmaci, nella sola giornata del 13 febbraio presso le due farmacie del Comune, il contributo di Urbino è stato molto più magro: solo 40 medicinali, raccolti nell’unica farmacia della città che ha aderito all’iniziativa, “Lamedica” in piazza della Repubblica. Tutti i farmaci raccolti sono stati consegnati all’Ant, Associazione Nazionale Tumori. Dagli analgesici agli antipiretici, dalle vitamine agli antinfiammatori, passando per antistaminici e lassativi: non si comprano medicinali a caso ma quelli che servono davvero. La lista è stata redatta con cura dalla dottoressa Brunella Bisciari, medico specializzato in cure palliative dell’Ant, che conosce le esigenze delle famiglie del territorio. Gli organizzatori della giornata hanno spiegato che ci sono persone che non possono permettersi di comprare neanche uno sciroppo per la tosse, ma grazie alla generosità di farmacisti e clienti, gli infermieri che prestano cure a domicilio per conto di associazioni possono consegnare queste medicine a chi ne ha bisogno.

Fra chi non ha aderito all’iniziativa, però, qualcuno avanza dubbi sulla sincerità dell’iniziativa. “Dietro all’alone di bontà e di santità che c’è dietro a questa giornata – dice Cinzia Carizi, titolare della parafarmacia di Fermignano – secondo me, che sono farmacista da vent’anni, c’è pubblicità e puro guadagno. Se le farmacie volessero fare davvero beneficenza donerebbero cento euro di medicinali a testa. E invece le fanno comprare ai clienti. E loro ci guadagnano”.

Chi ha aderito invece difende la trasparenza dell’operazione: “La farmacia non guadagna nulla dalla GRF – spiega Antonio Lamedica, padre della titolare della farmacia omonima di Urbino – di solito i farmacisti che aderiscono versano una cifra che va dai 150 ai 300 euro al Banco Farmaceutico.” Per compensare la vendita dei farmaci destinati alla beneficenza. La verità fra queste due posizioni sta nel mezzo: sul sito del Banco Farmaceutico c’è scritto che alle farmacie viene richiesta una “erogazione liberale”. Dunque, facoltativa. Ma chi ci guadagna davvero alla fine sono i 400mila malati in tutta Italia che fanno fatica a trovare i soldi anche per una scatola di medicine da banco.