“Il mio romanzo ambientato a Urbino”: Fiorelli presenta il suo libro

Da sinistra: Giovanni Volponi Ass. pro-Urbino; Alessandra Calanchi; Paolo Fiorelli e Tiziano Mancini Università Urbino
di DANIA DIBITONTO

URBINO – Si può passeggiare fra i vicoli di Urbavia, città immaginaria, solo sfogliando le pagine del romanzo giallo “Pessima mossa, Maestro Petrosi” . E subito riconoscere nelle parole dell’esordiente Paolo Fiorelli proprio Urbino, “madre spirituale” dell’autore del romanzo edito da Sperling & Kupfer e presentato ieri alla libreria Montefeltro. Nato a Milano, dove attualmente risiede, Fiorelli, 44 anni, ha origini pesaresi ed è vissuto a Urbino dal 1990 al 1994, laureandosi qui in Lingue e letterature straniere e frequentando l’Ifg. Giornalista del settimanale “Tv, sorrisi e canzoni”, dove tiene una rubrica di cinema, ha due figli di 13 e 9 anni.

Il romanzo racconta la storia del Gran Maestro Achille Petrosi, 49enne un po’ mammone e innamorato di una ragazza molto più giovane di lui, che decide di indagare sull’assissinio del suo avversario avvenuto durante un torneo di scacchi. “La pessima mossa del titolo – ha spiegato Fiorelli – si riferisce proprio alla decisione di mettersi a cercare la verità.”

Un pubblico preparato (quasi tutti avevano già letto il libro), ha partecipato con domande e osservazioni, anche con delle critiche sulla trama. Fra loro ha preso la parola un membro di Federscacchi di Urbino, per chiedere come può piacere un libro che entra nei dettagli di complicate partite di scacchi piacere anche a un lettore che non conosca le regole del gioco. “Il lettore ideale del mio libro è proprio un non giocatore – ha risposto l’autore – Anzi, posso dire di averlo scritto nella disperata speranza di far capire a mia moglie una mia passione”.

“È scritto insolitamente bene per essere opera di un giornalista”, è l’introduzione che ne ha fatto durante la presentazione Alessandra Calanchi, una delle organizzatrici di Urbinoir, la manifestazione dedicata a noir e gialli che si tiene ogni anno a novembre a Urbino. “Eppure Dino Buzzati è stato un grandissimo giornalista e scrittore – ha replicato Fiorelli, indicando nello scrittore il proprio maestro e la propria ispirazione personale – A Urbino mi sono formato sia come scrittore che come giornalista e mi piace muovermi in entrambe le dimensioni”. Diverse ma complementari. “Alla fine il giornalismo si può definire come un genere letterario – ha spiegato l’autore – le cui regole sono: non puoi inventare, devi scrivere solo cose reali, avere uno stile chiaro, e consegnare il pezzo in tempi strettissimi.”

Anche il giornalismo è letteratura dunque, e la caratteristica principale è nei tempi e nei ritmi: “Per i giornalisti la forma, a volte, passa in secondo piano rispetto all’esigenza di dare subito la notizia – continua Fiorelli – e se mi muovo in quelle regole, le rispetto. Ma come scrittore non ho limiti di tempo.” Una risposta anche a chi, fra il pubblico, ha chiesto a quando l’appuntamento in libreria per un secondo episodio della saga. Al quale però l’autore non ha pensato: “Ci ho messo sei anni a scrivere il mio primo romanzo. E mi è piaciuto metterci sei anni. Per avere delle scadenze di consegna c’è sempre il giornalismo”.