“L’Europa, noi tedeschi e il falso mito dell’austerità”. L’inviato di Die Zeit all’Università di Urbino

di LIBERO DOLCE

URBINO – Non si può ignorare la Germania per capire l’Europa e il momento storico che stiamo vivendo. La centralità della nazione tedesca e l’importanza di una comprensione non banalizzante del suo ruolo nell’economia mondo odierna sono state l’oggetto della conferenza “Il modello Germania e le sue valenze europee”,organizzata dal dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi Umanistici e Internazionali e moderata dal professore Luca Renzi.

Al giornalista Ulrich Ladurner il compito di provare a condensare la notevole mole di questioni che il tema si porta appresso, per innescare poi il dibattito con alcuni docenti dell’Università di Urbino. Italiano di nascita, inviato esteri della “Die Zeit”, prestigioso settimanale amburghese, Ladurner ha cominciato la sua carriera durante la guerra dei Balcani e negli ultimi venticinque anni ha raccontato in prima linea gli avvenimenti dalle zone “calde” del mondo (Afghanistan, Libia, Iraq). Prendendo coscienza che il ruolo della Germania nel contesto mondiale è quello di un “gigante per l’Europa incapace di stabilire una vera e propria egemonia”.

Secondo il giornalista la Germania, fin dal suo formarsi come stato unitario nel 1871, ha rappresentato un ingombrante avversario per i suoi vicini, che lo avrebbero di conseguenza tenuto sotto controllo. Prima potenza d’Europa, per demografia e sotto il profilo economico, eppure non forte a sufficienza da poter rinunciare a una stretta relazione con gli altri paesi. Più di mezzo secolo di conflitti, aperti o covati, per arrivare alla consapevolezza del secondo dopoguerra novecentesco di doversi “mettere in cammino verso l’Europa”.

Ladurner ha offerto al suo uditorio di docenti e studenti l’occasione di un ribaltamento di prospettiva. Se da fuori il gigante teutonico impaurisce i suoi vicini per la sua potenza, pericolosissima arma quando governata dai rovinosi nazionalismi del secolo passato, il risvolto dal di dentro è “la paura dell’accerchiamento”. “In Germania – ha spiegato Ladurner – c’è stato e ancora c’è un diffuso timore che la percezione esterna della sua superiorità, chiamiamola così, crei delle alleanze per ridimensionarla”.

Così alcuni passaggi della storia recente, su tutti il rifiuto del 2003 da parte dell’allora cancelliere Gerhard Schröder di partecipare all’aggressione in Iraq al fianco dell’alleanza sull’asse Gran Bretagna-Stati Uniti, hanno creato il timore di una Germania non più sottomessa e intenzionata a riprendere il ruolo di leadership dopo un dopoguerra di appiattimento sulle posizioni atlantiche. “In realtà la Germania – ha continuato l’inviato della Zeit – dopo la riunificazione che l’ha vista concentrata su se stessa, impegnando gran parte delle sue risorse in una politica di livellamento, ha ricominciato a guardare fuori dai confini, riconsiderando la sua forza e i limiti del passato”.

Un ritorno di consapevolezza che ovviamente ha prodotto attriti e resistenze. “La gestione della crisi economica post 2008 è stata dura, con il paese che pensa di dover imporre la sua visione al resto d’Europa” ha specificato Ladurner. “Il punto attuale è passare a una maggiore consapevolezza di collaborazione tra tutti i popoli europei – ha continuato il giornalista – mentre si diffonde ovunque l’idea che l’Europa sia un problema e che sia meglio un ritorno ai nazionalismi”.

“Finché la Germania insiste sull’austerità – lo ha incalzato dalla sua sinistra il professore di economia Vincenzo Comito – non c’è un modo per uscire bene da questo momento. L’austerità è fallimentare ma il governo tedesco e i suoi consiglieri economici non vogliono ammetterlo”. Per Ladurner anche quello dell’austerità è però un mito che va riconsiderato. “Non metto in dubbio che la Germania, scettica nei confronti dell’Euro alla sua introduzione, si sia poi avvantaggiata più di altri della circolazione della moneta unica”, ha risposto a Comito. E continuando: “Non credo però che quando si parli di austerità si centri il problema. I p offerti alla Grecia, ad esempio, erano a lunga scadenza e con tassi di interesse bassissimi. Che austerità sarebbe? La Merkel per far inghiottire quel boccone alla Cdu ha perso un terzo del partito o quasi”.

Per il professore di filosofia politica Luigi Alfieri quella tedesca è una politica “bifronte”. Da un lato le scelte coraggiose sull’accoglienza dei migranti, dall’altro troppo dura nei piani economici. “Per superare la falsa soluzione del ritorno ai nazionalismi – ha puntualizzato Alfieri – bisogna capire che una Europa a guida tedesca non è auspicabile per nessuno, tedeschi compresi.  Rilanciare un’Europa transnazionale, con tutte le difficoltà che il compito richiede, è l’unico obiettivo all’altezza dei tempi”.