Orienteering, a Urbino lo sport che insegna a orientarsi senza tecnologie

di ELEONORA SERAFINO

URBINO – Dimenticate per due giorni Google maps, navigatori digitali e app sul cellulare per orientarsi. Il 25 e il 26 marzo Urbino ospiterà per la prima volta l’Orienteering, sport molto diffuso in diversi Paesi europei e varie regioni italiane, ma che non era mai approdato nelle Marche.

I partecipanti dovranno orientarsi con delle bussole tra piazze, vicoli e vicoletti della città ducale, seguendo punti prestabiliti su delle mappe e cercando di raggiungere il traguardo nel minor tempo possibile.

“L’orienteering – ha spiegato l’organizzatore Matteo Dini nella conferenza di presentazione – si pratica non solo nelle città, ma soprattutto nei boschi. La provincia di Pesaro e Urbino, e più in generale la regione Marche, poiché poco antropomorfizzate, si prestano molto bene a questa attività. Abbiamo deciso di vincere facile scegliendo come prima tappa Urbino, conosciuta soprattutto per le sua bellezze architettoniche”.

La partecipazione, nelle categorie non agonistiche, è aperta a tutti. Chiunque si presenti, anche il giorno stesso, con un certificato medico, può iscriversi. Anche l’età non è un limite, essendoci squadre che vanno dai cinque anni agli oltre 75. Diversa la situazione per gli atleti professionisti, i quali, per partecipare alle gare agonistiche, devono essere iscritti a una società sportiva.

L’Orienteering, che gode del patrocinio del Coni, della regione Marche, della provincia di Pesaro e Urbino, dell’Unione Montana, del Palazzo Ducale, dell’Istituto di neuropatia, di alcuni Comuni e dell’Università Carlo Bo è – come ha precisato il professor Ario Federici, delegato del Comitato per lo sport dell’Università di Urbino – “uno degli sport che incarna meglio il rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente”.

“Quando Matteo Dini – ha dichiarato il sindaco di Urbino, Maurizio Gambini – in rappresentanza dell’associazione Picchio Verde, che fa capo alla Fiso (Federazione Italiana Sport e Orientamento), ci ha proposto la cosa, io ero molto scettico. Appena ho capito cosa fosse, mi sono ricreduto. Per questo devo ringraziare Marianna Vetri, consigliere delegata allo sport, che ci ha creduto fin da subito”.

“Quest’attività riporta l’uomo a un nuovo rapporto con la natura e con tutto ciò che lo circonda e a orientarsi non più soltanto con strumenti tecnologici” ha concluso Gambini.