Dulce Maria Cardoso a Urbino: “L’arte aiuta a capire la realtà”

di FEDERICA OLIVO

URBINO – La prima volta che ha aperto Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa, si è chiesta chi fosse questo scrittore che aveva proprio le sue stesse idee. Avrebbe voluto conoscerlo, ma era già morto. Nel suo lavoro, però, la scrittrice portoghese Dulce Maria Cardoso – ospite del festival ‘Urbino e le città del libro’ – ha seguito l’esempio del grande autore di Lisbona, raccontando il Portogallo, la sua gente e la sua storia recente.

La scrittrice è stata protagonista dell’incontro alla Data di Urbino. Insieme all’attrice pesarese Simona Baldelli e a Clelia Bettini, docente di italiano all’università di Coimbra, ha raccontato come sono nate le sue opere più importanti e spiegato qual è la sua visione dell’arte e della letteratura: “Nel mio romanzo ho voluto fare un’operazione di memoria, ricordando non solo la mia storia personale ma anche quella collettiva, del Portogallo e dei portoghesi. Ho scritto degli ultimi 40 anni della storia del mio Paese (dalla rivoluzione dei Garofani del 1975 che pose fine alla dittatura di Salazar ai giorni nostri, ndr) guardandoli non dal punto di vista dei vincitori, ma da quello dei vinti”, ha spiegato Dulce Maria Cardoso a proposito di uno dei suoi romanzi più conosciuti, Le mie condoglianze.

Nel libro mette in luce, tra l’altro, una figura dimenticata: quella degli informatori di Salazar, scomparsi subito dopo la fine del regime. Per la scrittrice, l’arte e la letteratura, oltre ad essere utili per la memoria collettiva, sono “uno strumento per mettere ordine e comprendere meglio la realtà”.

L’autrice, nata a Lisbona nel 1964 ma vissuta in Angola – all’epoca colonia portoghese – per 10 anni, nei suoi libri ha trattato anche il tema dei retornados, i portoghesi che, dopo la decolonizzazione, sono stati costretti a tornare in madrepatria, ma non sempre sono stati accolti bene. Il ritorno – questo il titolo del romanzo, in cui racconta di Rui, un adolescente spaesato in un Paese che lo tratta con freddezza – è il suo libro più letto.

“Ho deciso – spiega la scrittrice – di raccontare questa storia 35 anni dopo il mio ritorno. È una vicenda simile a quella della mia famiglia, ma non è autobiografica. Ho scelto un protagonista maschile proprio per mettermi alla prova nello scrivere con gli occhi di un ragazzo una storia che, in parte, ho vissuto anche io”.

Questo libro, molto amato dai lettori di Dulce Maria Cardoso, ha rischiato di non essere mai pubblicato: “Avevo quasi finito di scriverlo – racconta l’autrice – quando il mio computer è stato colpito da un virus e ho perso tutto il materiale. Non avevo salvato le bozze da nessun’altra parte. A quel punto avevo due possibilità: rinunciare a pubblicare il romanzo, oppure riscriverlo a memoria. Ho scelto la seconda opzione e da allora ogni volta che scrivo un libro adotto una tecnica simile”.

Nel corso dell’incontro Simona Baldelli ha letto alcuni estratti dei due romanzi della scrittrice e un racconto, Non dimenticherai, tratto da una storia vera, che descrive gli ultimi istanti di vita dei passeggeri di un autobus prima del crollo del ponte su cui stavano passando.