Attrezzi artigianali e allenamenti da pendolare, le fatiche urbinati dell’uomo più forte d’Italia

di MATTEO MARIA MUNNO

URBINO – Ha camminato per quattro metri con 410 chili in spalla. Ha trascinato un’auto che supera i tre quintali. È Raffaele Lotito, 22 anni, studente di Scienze motorie alla Carlo Bo di Urbino ed è l’uomo più forte d’Italia. Raffaele, nel novembre scorso, ha vinto infatti il titolo di Strongman italiano, anche se prepararsi per questa disciplina, nella Marche, vuol dire fare il pendolare – Raffaele si allena a Vallefoglia e vive a Fano – o addirittura costruirsi attrezzi per il proprio allenamento. “La mia famiglia ha un terreno a Mondolfo e quando mio padre non mi vede – scherza Raffaele – sposto anche qualche rimorchio, anche se lui ha paura che possa rompere tutto. A volte capita anche di aiutarlo con qualche sforzo in più, magari sistemando un masso per farne un posto per sedersi”.

La disciplina

Lo strongman è uno sport spettacolo – come il pro wrestling nell’accezione americana – nato nell’ambiente del circo e basato su prove di forza individuale ad alto tasso di spettacolarità, come il car walk, cioè il trascinamento di un auto per alcuni metri. Negli anni ’70, dopo qualche timido passo negli Stati Uniti, lo sport è arrivato in Europa, spopolando soprattutto in Scandinavia e nell’Est europeo. In Italia la Federazione italiana strongest man (FISM) esiste dal 2012 e nell’ultima competizione sono stati convocati almeno 70 atleti.

“In Italia – spiega Lotito – le palestre vere e proprie per strongman sono due, entrambe lontane, una a Faenza e una a Livorno, perciò mi sono dovuto organizzare. Rubo con gli occhi, cosa fondamentale quando si vuole imparare. L’università l’ho cominciata per ottenere un titolo di studio, ma allo stesso tempo tra libri e analisi di materiale video ho studiato molto per potermi allenare in questa disciplina. Ho sperimentato anche metodi ‘creativi’ in un ambiente che non mi permette di fare molte cose: non essendo facile avere spazi e attrezzi, ho dovuto creare esercizi per prepararmi in vista di una gara”.

Il titolo

Raffaele Lotito

Raffaele è consapevole di essere un atleta ‘diverso’ dagli altri. Non per capacità o mancanza di modestia, ma per lo sport che pratica: “Agli occhi degli altri – racconta –  ciò che faccio è vista come una gran cosa, perché è una disciplina sconosciuta: quando ci si avvicina a livello competitivo allo strongman in molti rimangono stupiti”.
“Anche in questa epoca, le persone continuano ad ammirare la forza dell’uomo – continua – ed è un qualcosa che abbiamo nel sangue. L’uomo forte, nell’antichità, era un leader”. Nonostante il titolo vinto, Raffaele non si è montato la testa: “I miei amici sono sorpresi, non pensavano sarei arrivato fino al titolo italiano. Sono stupito anche io – afferma – perché in gara c’erano altri atleti che si allenano da strongman da tempo. Non ho ancora incontrato tutti i miei colleghi di Urbino, e ogni tanto si scherza, c’è ironia, ma mai imbarazzo per questo titolo”.

“Urbino mi ha migliorato. Una ricarica per la mente”

A dare la carica a Raffaele, al netto delle difficoltà che si incontrano nel praticare una disciplina poco diffusa, è Urbino e l’ambiente universitario: “Urbino mi ha cambiato e migliorato: qui ho conosciuto molte persone che si avvicinano a questa mentalità, e mi danno motivo di ispirarmi a loro soprattutto in allenamento e in gara, quando si dà il massimo. In quel momento penso a chi mi è accanto e un po’ è merito loro. Urbino non è una palestra per il fisico, ma una ricarica per la mente e un motivo per spingersi oltre”.

A chi volesse avvicinarsi alla disciplina, Raffaele consiglia “di allenarsi tanto e di non farsi piegare dalle difficoltà che si incontrano. Approcciarsi a una disciplina considerata minore comporta delle difficoltà in più, ma questo sport aiuta molto anche a livello mentale perché impone sempre di rapportarsi con i propri limiti”. Un consiglio? “Mai mollare – dice Raffaele -. So che è un cliché, ma è vero, si deve credere in se stessi ponendosi obiettivi, che è diverso dal sognare qualcosa. Dopo il titolo cerco di più anche io: sono contento di averlo vinto, ma sento di non aver realizzato nulla. Si riparte da zero: è una chiave per vincere contro se stessi”.

La colazione dei campioni

Ogni macchina ha bisogno di carburante: se Raffaele le sposta per sport, anche lui ha bisogno di una dose extra di energia…