“Orgogliosi della nostra unione. Così viviamo aspettando la legge”. Tre storie di famiglie arcobaleno nelle Marche

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di MARTINA NASSO e ANDREA PERINI

Sulle unioni civili l’Italia è divisa. In Parlamento il disegno di legge Cirinnà ha iniziato il suo percorso tra centinaia di emendamenti e scontri politici. Nelle strade i cittadini si confrontano. Da una parte i sostenitori delle unioni civili che sabato 23 gennaio hanno riempito 100 piazze, tra cui quella di Ancona. Dall’altra la piazza del Family day che dal Circo Massimo ha chiesto il ritiro del disegno di legge. E mentre l’opinione pubblica si interroga sul significato di famiglia, i nuclei omo genitoriali, le cosiddette famiglie arcobaleno, proseguono il proprio percorso di vita e le coppie volano all’estero per realizzare i propri sogni.

Secondo un’indagine Istat del 2011 sono 7513 le unioni omosessuali autodichiarate, lo 0,5 per cento rispetto al totale delle coppie italiane. Di queste 529 hanno uno o più figli. Numeri che non descrivono completamente la realtà. Le famiglie omo genitoriali sono molte di più, ma vivono nell’anonimato. Sono quelle che decidono di non voler apparire perché schiacciate dalla paura dell’opinione della società. Nelle Marche solo dallo scorso anno è presente una referente dell’associazione ‘Famiglie arcobaleno’ che in regione conta una decina di coppie con bambini iscritte. Tre di loro hanno accettato di raccontare al Ducato la loro storia. Nicola ed Emanuele, con il piccolo Tommaso, Angela e Margherita, che stanno cercando di avere un figlio, e Fausto ed Elvin che si sono scoperti papà a più di cinquant’anni. L’Olanda, la Spagna e il Canada sono i Paesi che hanno cambiato la loro vita. Lì la maternità surrogata, la fecondazione eterologa, il matrimonio tra persone delle stesso sesso sono diritti. Storie raccontate con spontaneità, semplicità e una grande sensibilità.

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PAPPA, LATTE E ASILO NIDO. LA NUOVA VITA DI DUE PAPÀ

Nicola Emanuele e Tommaso

JESI – Tommaso si sveglia alle sette e ogni tanto piange. Io, o il mio compagno Emanuele, gli prepariamo il latte. Poi lo vestiamo e lo accompagniamo al nido. Il nostro bambino ha quasi due anni ed è nato in Canada. Noi stiamo insieme da dieci anni e tre anni fa abbiamo deciso di allargare la nostra famiglia. Adottare un bambino in Italia è impossibile, così siamo andati in Canada dove il mio compagno ha fatto il dottorato. Lì una legge prevede la maternità surrogata. Tommaso è nato grazie a due donne: la donatrice dell’ovulo e Shauna che lo ha portato in grembo per nove mesi. Lei e la sua famiglia ci hanno ospitati in casa loro per un mese e mezzo. Siamo molto uniti. Alle nostre nozze erano tutti a festeggiare con noi, perché in Canada ci siamo anche sposati, ‘un matrimonio riparatore’. Il mio compagno mi aveva chiesto già alcune volte di diventare suo marito, ma io volevo che ci sposassimo in Italia. Un mese dopo la nascita di Tommaso ho pensato di fare una sorpresa a Emanuele organizzando le nozze in Canada.

I nostri genitori, i quattro nonni di Tommaso, abitano vicino a noi e ci aiutano tantissimo. All’inizio avevano dei dubbi. Dubbi che sono svaniti appena siamo scesi tutti e tre dall’aereo. Nostro figlio ha due passaporti. Su quello canadese ha due papà, ma alla frontiera italiana uno scompare. Anche se siamo giovani viviamo con la paura che succeda qualcosa al papà biologico e che nostro figlio sia allontanato dalla sua famiglia. Abbiamo portato Tommaso a fare delle visite di routine in ospedale. I medici ci informano tutti e due sulla sua salute. Per la legge non potrebbero farlo, ma lì noi siamo considerati i suoi papà. Non è importante chi dei due sia quello biologico. E lo stesso succede all’asilo. Quando uno qualunque di noi va a prendere Tommaso all’uscita, insegnanti e bambini gli dicono “è arrivato il tuo papà”. L’unico piccolo problema lo abbiamo avuto con due genitori cattolici neocatecumenali che chiedevano ai maestri di non raccontare che Tommaso ha due papà, ma non li hanno ascoltati. “Ai bambini diciamo la verità” è stata la loro risposta. Avevano anche chiesto di ritirare il libro “Piccolo uovo” che parla dei diversi tipi di famiglia, ma non è successo.

Avere un figlio è stata una gioia immensa. Volevo diventare papà sin da quando ero adolescente e il 2016 sarà di nuovo un anno importante per la nostra famiglia. Tommaso presto potrebbe avere una sorellina o un fratellino con cui giocare. Quando non avevamo figli non volevamo esporci. Ora siamo orgogliosi della nostra famiglia e siamo contenti di raccontare la nostra storia.

IL DESIDERIO DI UN FIGLIO TRA GIOIA E AGITAZIONE

angela

SENIGALLIA – Ci hanno chiamate il venerdì e, nel giro di ventiquattr’ore, dovevamo essere a Barcellona. È stato il nostro primo tentativo di avere un figlio. Già nel 2013 avevamo scelto la Spagna per diventare mamme. Dopo la telefonata siamo corse al computer. Abbiamo prenotato un volo per il giorno successivo. Se non l’avessimo trovato, tutto sarebbe stato rimandato. La mattina del sabato siamo andate a lavorare e la sera stessa eravamo in volo.

In aereo Angela era così agitata che ha addirittura chiesto di aprire il finestrino, ma eravamo felici. Continuavamo a ripeterci: “Ti rendi conto di cosa stiamo andando a fare?”. Siamo atterrate all’una e mezza di notte e dalla frenesia non ricordavamo dove si trovasse l’albergo. Eppure c’eravamo già state. Il lunedì pomeriggio eravamo in una clinica di Barcellona dove ci seguivano da mesi. Ci hanno fatto accomodare in una stanza molto rilassante dove potevamo seguire tutto il procedimento su un grande schermo. Quando i dottori hanno finito ci hanno lasciate sole. Ci siamo abbracciate, abbiamo pianto e, quasi nello stesso momento, ci siamo dette: “Saremo mamme”. È stata un’emozione grandissima. Tornate in Italia eravamo impazienti, fantasticavamo di fronte alle vetrine di vestiti e giochi per bambini. Angela appoggiava la testa sulla mia pancia e parlava. Poi ha comprato tre test di gravidanza! Quando abbiamo fatto il primo c’era sembrato che fosse positivo e abbiamo iniziato a inviare la foto a tutti i nostri amici. Eravamo al settimo cielo. Le analisi del sangue, però, hanno dato esito negativo. Il ginecologo che ci assiste in Italia era davvero dispiaciuto. Per noi è stato importante averlo vicino, insieme ai nostri amici e ad altre mamme che prima di noi hanno seguito lo stesso percorso. La delusione è stata enorme, ma non siamo scoraggiate. Il prossimo tentativo lo faremo in primavera.

Angela e io viviamo insieme da sette anni. Un anno dopo avevamo già voglia di mettere su famiglia. Da quel momento abbiamo iniziato a mettere da parte i soldi necessari a realizzare il nostro sogno. Certo, abbiamo pensato di sposarci e io l’ho chiesto diverse volte ad Angela. Ma vogliamo farlo in Italia, non in un altro Paese. Tutte e due abbiamo un forte desiderio materno e non ci fermeremo al primo figlio. Nella nostra storia ci sono stati momenti di crisi, non siamo la famiglia del Mulino Bianco, ma siamo una famiglia.

UN INCONTRO CASUALE CHE HA CAMBIATO LA VITA DI ELVIN E FAUSTO

elvin fausto e eivon

FANO – Eivon aveva ventidue anni ed era arrivato a piedi dalla Germania. Si era fermato a riposare sul lungomare tra Pesaro e Fano. Abbiamo parlato. Era il 10 dicembre del 2012 quando è entrato nella nostra vita. Io e mio marito lo abbiamo ospitato a casa nostra. Ci siamo conosciuti. Abbiamo ascoltato per ore la sua storia e piano piano ci siamo accorti che la nostra famiglia si stava allargando. A più di cinquant’anni Fausto e io siamo diventati papà.

Eivon oggi ha 25 anni, ha vissuto momenti difficili nella sua vita e in noi ha trovato un luogo sicuro. Sei mesi dopo il nostro primo incontro è venuto a vivere a Fano. Qui ha la sua casa, il suo laboratorio da scultore, i suoi amici e la sua ragazza. Siamo orgogliosi di lui, lo sosteniamo nel suo lavoro e nei suoi studi. Né io né Fausto siamo i suoi genitori biologici, ma avremmo voluto adottarlo. Ci siamo sposati in Olanda nel 2008 e sei anni dopo abbiamo chiesto la trascrizione delle nostre nozze in Italia. L’allora sindaco di Fano, Stefano Aguzzi, ce l’ha concessa. È stato il primo caso nel nostro Paese. Non potevamo adottarlo e come famiglia abbiamo deciso di tutelarci con altri strumenti legali. Due testamenti olografi garantiscono, almeno sul piano economico, nostro figlio e la nostra coppia.

Fausto e io stiamo insieme da quasi trent’anni. Ci siamo incontrati in un cinema di Rimini il 13 settembre del 1987. Era una domenica. A quei tempi facevo lo showman in uno spettacolo di varietà itinerante. Lui lavorava a teatro. Da quel giorno non ci siamo più separati. Durante la sua tournée Fausto mi ha seguito per tutta Europa e due anni dopo ho deciso di raggiungerlo qui a Fano. Abbiamo deciso di sposarci nel 2006 durante un viaggio in Tibet, a Lhasa. Due anni dopo eravamo di fronte al sindaco di Schiedam, il paese in cui sono nato, per celebrare un matrimonio vero. Tornati in Italia abbiamo sentito la necessità di dare un segnale chiedendo la trascrizione delle nozze. Cosa che era anche avvenuta ma il prefetto di Pesaro ha chiesto al tribunale di annullarle. La nostra storia ora è arrivata alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Siamo due persone note in città, i nostri amici e i colleghi ci sostengono, molti di loro hanno partecipato alle nostre nozze in Olanda. Io non giudico nessuno e penso che ogni persona deve sentirsi libera di essere felicemente se stessa nella maniera che ritiene più opportuna.