Campagna 'Parla come mangi'
- Greenpeace
E'
la campagna informativa di Greenpeace rivolta ai
consumatori italiani per aiutarli di districarsi
nel mondo delle etichette alimentari e scoprire
come evitare i cibi transgenici. Iniziata a
novembre 1999, la campagna si è basata sulla
distribuzione di un questionario ad aziende del
settore alimentare: 21 produttori (con relativi
marchi controllati) hanno risposto di non voler
utilizzare ingredienti provenienti da organismi
geneticamente manipolati. Tra questi anche grandi
distributori come Conad, Coop
e Esselunga.
Molte catene di distribuzione e supermercati
europei stanno gia' garantendo ai consumatori una
vendita di prodotti privi di ogm, rifiutando al
contempo carni da allevamento ottenute con
mangimi contenti semi manipolati geneticamente.
All'inizioo del 2000 la catena di supermercati
inglesi Iceland ha annunciato di
impegnarsi a vendere, dal primo settembre 2000,
solo prodotti animali che non contengano ogm.
Altre catene, come la Tesco e Merks
and Spencer hanno annunciato di voler
fare altrettanto. La francese Carrefour,
la seconda catena alimentare mondiale, ha
annunciato di aver cominciato a certificare
l'assenza di ogm nelle carni messe in vendita. E
gli organismi geneticamente mutati sono stati
banditi dalla catena tedesca Aldi,
da tutti i supermarket
austriaci, svizzeri e da Bourgoin,
il secondo produttore europeo di pollo.
link:
Greenpeace
Italia
Campagna
'Comune antitransgenico'
E' la proposta di creazione di un
circuito di Comuni che si oppongano alla
coltivazione e alla sperimentazione sul proprio
territorio di vegetali manipolati geneticamente e
all'allevamento di animali nutriti con mangimi
contaminati. Quali gli obiettivi della campagna?
Garantire la salute dei cittadini contro i
possibili rischi derivanti dal consumo di
alimenti contaminati; preservare l'equilibrio
biologico dell'ambiente evitando che le modifiche
genetiche delle nuove varietà di piante si
trasferiscano ad altre colture generando
conseguenze imprevedibili; promuovere un modello
di agricoltura incentrata sul massimo rispetto
dell'ambiente, e che valorizzi le produzioni
locali e di pregio.
I Comuni che finora hanno aderito all'iniziativa
sono 21. Tra questi anche le grandi città: in
una delibera del 7 marzo scorso Torino ha
scelto di vietare la produzione e la
commercializzazione di prodotti ogm non
etichettati. I consigli comunali di Roma e Milano,
invece, hanno inserito nell'ordine del giorno la
volontà di promuovere iniziative per bandire gli
alimenti geneticamente modificati dal proprio
territorio. La prima città a proclamarsi
antitransgenica è stata, nell'agosto scorso,
Bubbio, in provincia di Asti.
link:
il
sito della campagna
la
cartina dell'inquinamento da ogm
Gli
attivisti di Greenpeace
L'associazione conduce una
campagna internazionale per combattere contro l'importazioni
di raccolti geneticamente modificati in tutti i
paesi europei.
Greenpeace contro
Kellog's. Il 23 marzo 2000 gli attivisti
di Greenpeace hanno manifestato fuori dalla
'Cereal City', il centro americano di proprietà
della Kellogg's, contro l'uso nei cereali
consumati dai bambini di organismi geneticamente
modificati. "Kellogg's: Stop Feeding
FrankenFood to America's Kids", questo il
messaggio esposto sulla facciata del palazzo.
Greenpeace ha in seguito coinvolto 50 altre
organizzazioni in una petizione indirizzata alla
Food and Drug Administration, l'agenzia americana
che si occupa della sicurezza dei cibi, chiedendo
di eliminare gli organismi geneticamente
modificati dal mercato perché mancano prove
sulla innocuità di questi alimenti. La Kellogg's
ha assicurato i consumatori americani che il cibo
manipolato non è un rischio per la salute,
mentre ha garantito a quelli europei che i
cereali immessi sul mercato non contengono ogm.
L'azienda ha giustificato l'uso di ogm sul
mercato americano dicendo che gli americani non
hanno prevensioni rispetto alla manipolazione
genetica.
link:
Greenpeace
Usa
Greenpeace
contro Cargill. A febbraio 2000 gli
attivisti inglesi di Greenpeace hanno
intercettato un cargo della Iolcos Grace con a
bordo circa 60mila tonnellate di soia
geneticamente manipolata. Il carico, di propietà
dell'azienda americana Cargill, era diretto a
Liverpool, in Gran Bretagna. Il 25 febbraio gli
ambientalisti hanno abbordato la nave lungo la
costa di Anglesey, nel nord del Galles. Sei
attivisti sono riusciti a salire a bordo
occupando l'imbarcazione per diciassette ore,
tentando così di respingere il carico di soia
manipolata geneticamente destinato
prevalentemente ai mangimi animali. Un settore,
ques'ultimo, non regolamentato. Da qui il rischio
che materie prime transgeniche finiscano negli
alimenti, e dunque sulla tavola dei consumatori,
contaminandoli.
"La nave che abbiamo bloccato trasportava un
carico che nessuno vuole e che la maggior parte
dei consumatori in Inghilterra vorrebbe vedere
rispedito al mittente" ha detto Jim Thomas,
di Greenpeace. "Non c'e' alcuna richiesta di
raccolti modificati geneticamente. E'
assolutamente inutile, pertanto, importare
migliaia di tonnellate di roba che andra' solo a
contaminare la catena alimentare".
link
Greenpeace
Inghilterra
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