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L'ingegneria genetica. Un organismo geneticamente modificato è un organismo biologico perfettamente normale, capace di riprodursi, ma il cui materiale genetico è stato modificato in laboratorio, in maniera diversa, cioé, dall'accoppiamento o dalla ricombinazione genetica naturale. Manipolare significa inserire in un organismo una molecola di dna che gli permette di produrre una proteina che altrimenti non sarebbe in grado di fabbricarsi naturalmente.
I sostenitori della manipolazione genetica dicono che questo procedimento è finalizzato a migliorare la qualità degli alimenti e la loro resistenza agli agenti atmosferici o agli insetti. Rendendo superfluo l'uso di concimi chimici o diserbanti, e favorendo la resa dei raccolti. E a chi li accusa di appoggiare un metodo che viola profondamente la natura, rispondono che per secoli i contadini hanno incrociato artificialmente le specie vegetali grazie ala tecnica dell'innesto per migliorare la qualità di frutta e verdura.
Chi invece si batte per limitare l'uso dell'ingegneria genetica in agricoltura denuncia l'impossibilità di prevedere le conseguenze, sull'uomo e sull'ambiente, di questa tecnica estremamente invasiva. In particolare sottolineano il rischio che l'introduzione di proteine e geni di sostanze non abitualmente consumate dall'uomo negli alimenti possa scatenare reazioni allergiche non prevedibili. E contaminare l'intero ambiente naturale. Non esiste però ancora nessuna certezza scientifica sul livello di pericolosità degli ogm per l'ambiente e la salute dei consumatori.

Le autorizzazioni dell'Ue. Per produrre e distribuire organismi geneticamente modificati in Europa c'è bisogno di una particolare autorizzazione. Finora l'Unione ha autorizzato l'immissione sul mercato della soia transgenica brevettata dalla Monsanto (3 aprile 1996) e i semi di mais geneticamente modificati della Novartis (23 gennaio 1997).
A partire dal 1997 l'Unione ha introdotto regole a tutela dei consumatori, riconoscendo che i prodotti contenenti ogm non sono equivalenti ai prodotti tradizionali, e che quindi la loro presenza deve essere segnalata adeguatamente. Mentre i produtori che scelgono di rinunciare all'uso degli alimenti geneticamente manipolati possono indicarlo sull'etichetta. A partire dal 10 aprile 2000 il dibattito intorno alle
etichette dei prodotti transgenici ha subito una svolta: ora è obbligatorio indicare la presenza di ogm negli alimenti quando questa superi l'1%.

confini della sicurezza

i casi:
diossina
bse
ogm
ormoni

le battaglie:
no al trasnsgenico
sicurezza alimentare

le novità:
il protocollo di Montreal
etichette per gli ogm

 

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di
Filomena Greco