Elettrosmog. Autosuggestione o rischio reale?    


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Parlano le aziende

Comfort e salute. Gli ultimi anni hanno segnato il boom della telefonia mobile facendo dell'Italia il secondo Paese, in Europa, dopo la Svezia, per uso di cellulari. Aumentano i cellulari "all'orecchio" degli italiani e gli impianti dei ripetitori si ramificano. Un processo destinato a crescere, come provato dalla frenesia con cui le innovazioni tecnologiche si rincorrono.

Adesso è l'
Umts l'ultima novità in fatto di telefonini. Nel nostro Paese il via libera per la localizzazione degli impianti è stabilito dalle amministrazioni locali, di comune accordo con i gestori. La salvaguardia dei cittadini prima di tutto. Ma allora perche' i ripetitori non sempre sorgono a debita distanza dai centri abitati?

"Noi di Tim - tuona Francesco Rotolo, responsabile della rete Tim per il centro-nord siamo disposti a sederci intorno a un tavolo con qualsiasi Comune italiano per coniugare le esigenze di tutti". Buoni propositi che spesso si infrangono contro difficoltà logistiche: nulla, infatti, può essere rimesso alla causalità.
"Bisogna prevedere il rischio interferenze con altri impianti - spiega Rotolo - e la collocazione geografica e la morfologia del territorio". Il punto nodale del discorso è che " è la vicinanza del cellulare all'orecchio a provocare danni alla salute umana e non la prossimità dei ripetitori alle abitazioni".

"Nonostante le aziende si attengano a tutte le cautele del caso, l'installazione di stazioni radio-base è avvertita dalla gente come una proliferazione selvaggia di antenne". Così Franco Guidi di Wind commenta quello che egli stesso definisce "allarmismo eccessivo" da elettrosmog. Che argine porre, allora, a questo panico dilagante? "Monitoraggi frequenti e pianificazioni preventive delle stazioni radio-base", risponde.

Anche secondo Ermanno Turco di Omnitel è una "questione di monitoraggi". "La pubblicazione del decreto 381/98 - commenta - ha confermato la validità delle scelte fatte da Omnitel. Come immediata conseguenza dell'entrata in vigore del decreto si è verificato un progressivo aumento delle richieste, da parte degli enti locali, di monitoraggi sull'impatto elettromagnetico".

"Sarebbe ora di finirla con l'equazione antenne=cancro, che non è mai stata dimostrata". Il presidente della Federazione emittenti radiofoniche De Giacomo, fondatore di Radio Popolare, non ha dubbi: "La sentenza n. 5592/99 della Cassazione penale recita che la mancata certezza della nocività dei campi elettromagnetici non consente di configurare proprio quel reato che Guariniello ipotizza. Certo, dobbiamo adeguarci alla normativa del nostro Paese, che è la più severa d'Europa, ma non è facile, bisogna trovare un accordo , bisogna costruire nuovi tralicci".
(da
La Stampa del 24 marzo 2000). Piu' cauto Stefano Rogna, direttore di Videogruppo: "Nessuno di noi ha la soluzione in tasca."

Adeguamento inadeguato

"56mila miliardi per adeguare le linee di alta tensione alle indicazioni contro i campi elettromagnetici: una spesa assolutamente inaffrontabile". Chicco Testa, presidente dell'Enel ed ex membro di Legambiente non ha dubbi. Gli interventi di risananmento, che riguarderebbero 250mila chilometri di linee, 100mila cabine, un milione di cassetti stradali e 19 milioni di prese per l'allacciamento dei clienti "sono inattuabili". Intanto la sua azienda fa certificare i propri impianti da un organismo indipendente statunitense.

0,5 microtesla il limite consigliato dalla Sanità e dall'Istituto Superiore di Sicurezza del Lavoro e a cui si attiene pure il Governo, "risanamento che - commenta Testa - avrebbe pesanti ripercussioni sul cliente e sulla collettività e sulla competitività del sistema Italia". Visto, poi, che nulla ancora è certo e che il livello di tutela della salute non è ancora ne' unico ne' concertato a livello europeo "perchè precipitarsi in fughe in avanti?". Per Testa la
soluzione è il dibattito scientifico: "Si dovrebbe istituire un tavolo di approfondimento tecnico, con esperti ai massimi livelli internazionali". (da Il Sole 24 ore del 24 marzo 2000).

(Immagini riprese dal sito della Rai e Repubblica it)



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