Elettrosmog. Autosuggestione o rischio reale?    

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Le prove “scientifiche”

Cautela sì, ma senza esagerare. E' la linea di condotta in materia di elettrosmog. Insomma, non si può affermare che non esistono effetti negativi, ma gli indizi a carico sono troppi deboli per giustificare investimenti importanti. Anche la posizione assunta dall'Organizzazione mondiale della sanità è cauta. "Siamo preoccupati di fronte a questa ondata di allarmismo senza valutazione tecnica dei fatti", ha dichiarato a fine marzo il direttore della sede italiana dell' Oms, Roberto Bertollini. Che in merito all'atteggiamento da assumere, ha dichiarato: "Non possiamo agire con la massima energia su tutti i fronti e quindi dobbiamo concentrarici sui rischi maggiori" (da La Repubblica del 30 marzo 2000).

Comunque non è questo il giudizio scientifico definitivo. Che forse arriverà il prossimo anno a conclusione della più impegnativa ricerca condotta in questo campo. Un invito alla cautela è arrivato anche dall'Istituto Superiore della Sanità, per bocca di un suo alto funzionario,
Paolo Vecchia, presidente dell’A.I.R.P (Associazione Italiana di Radioprotezione). Che, intervenuto a Urbino ad una conferenza sull'elettromagnetismo, ha citato una serie studi condotti dagli istituti svedesi che "attesterebbero" la scarsa innocuità dei ripetitori. Ed ha concluso il proprio intervento con un invito a non lasciarsi autosuggestionare: "La salute è uno stato di completo benessere fisico, psicologico, sociale".

Eppure fu proprio l'
Istituto Superiore di Sanità a dichiarare, a seguito di un’analisi condotta nel 1999, che i bambini esposti a radiazioni superiori a 0,2 mT hanno tra il 20 e il 30% di probabilità in più di ammalarsi di leucemia. Teoria confermata anche dal Karolinska Institutet.

Secondo le ultime ricerche, i casi di leucemie infantili riscontrati su persone esposte continuativamente ad elettrodotti, corrisponderebbe ad un caso o due ogni 100mila persone. La scuola degli innocentisti cavalca la tesi secondo cui,
dal momento che dalle 40 alle 80 mila persone, ogni anno, muiono per inquinamento urbano, non ci sarebbe da preoccuparsi.
Eppure sono in molti a lanciare un grido di allarme. Secondo il professor Giuseppe Masera, direttore della clinica pediatrica dell'università di Milano e coordinatore di numerose ricerche sui tumori infantili "i dati scientifici giustificano seri sospetti sulla possibilità che le radiazioni elettromagnetiche provochino il cancro, soprattutto su organismi in fase di crescita.
Il dottor Franco Merlo dell'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro ha rilevato, “studiando” la cartella clinica di campioni di popolazioni che vivono in prossimità di campi elettromagnetici, numerosi casi di leucemie infantili su bambini fra 0 e 14 anni.

Cesare Maltoni, direttore della Fondazione europea di oncologia e presidente onorario della Società italiana tumori, è convinto che “non esistono livelli di salvaguardia assoluta, cioè dosi, anche se basse, tali da essere ritenute assolutamente innocue".
Altre indagini confemerebbero anche l’associazione con la sclerosi laterale amiotrofica e il morbo di Alzheimer.

“D’altronde - conclude il professor Allan Frey, biofisico americano, ricercatore presso il Medical Center dell’Università
dello Stato di New York - non c’è da stupirsi se la recente inflazione di onde artificiali è in grado di esercitare alcuni effetti sugli organismi, che in fondo non sono altro che macchine elettrochimiche. Piuttosto dovremmo stupirci se non accadesse nulla”.



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