Vi racconto la mia Asinara
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Fughe
di mezzanotte
In realtà non era né tanto semplice sfuggire alle guardie, perché i controlli avvenivano sia di giorno che di notte su tutta la costa, né poi era semplice buttarsi a mare e sbracciare sino alle coste sarde. C’erano infatti le correnti, violente e inarrestabili, che impedivano una tranquilla nuotata verso la libertà. Sono stati tanti i carcerati trovati morti annegati, recuperati giorni dopo la scoperta della loro fuga. È stato trovato morto anche un detenuto che cercava di raggiungere la Sardegna con una barchetta a remi. Dopo giorni e giorni in balia delle correnti, era morto di inedia. Solo uno, un bandito sardo, riuscì a organizzare una fuga intelligente e meditata. Si nascose in una grotta nell’isola. Aveva con sé viveri e una barca, nascosta. Stette un mese dentro la grotta aspettando di poter scappare con la barca, guardie e correnti permettendo. Lo hanno trovato scorgendo nel terreno vicino alla grotta delle orme. Le sue. La fuga più nota, però, è quella riuscita, l’unica. È la fuga di Matteo Boe, che assomiglia tanto all’impresa di “Papillon”, avvenuta il 1° settembre 1986. Boe, 28 anni, originario di Lula, era detenuto per il sequestro di Sara Niccoli (parlare di quanto lumiera disponibile nei cfr della ragazza) e avrebbe finito di scontare la pena nel 2002. La permanenza all’Asinara doveva stargli stretta, e così decise di evadere dal carcere con Salvatore Duras, in carcere per furto. Studiano un piano a tavolino che poi risulterà perfetto. Dopo aver tramortito una guardia, i due riescono a raggiungere la costa in una cala dove una donna li aspetta nascosta a bordo di un gommone. La ragazza, Laura Manfredi, emiliana, aveva conosciuto Matteo Boe all’università. Duras fu trovato poco tempo dopo. Boe, invece, riuscì a restare latitante, nascondendosi in Corsica, per sei anni. |
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