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Dall'eremo alla colonia penale
L'isola in ogni epoca ha avuto "ruoli" diversi

L’Asinara presenta una situazione storica, ambientale e giuridica estremamente singolare. Sebbene i primi resti della presenza umana risalgano al neolitico, la natura si è potuta conservare grazie ad un susseguirsi di eventi che le hanno fatto assumere il nome poco accattivante di Isola del Diavolo.

Nel Medioevo fu sede di un monastero camaldolese. Poi, sino al 1980, è stata abitata prevalentemente da agricoltori sardi e pescatori genovesi, gli stessi che poi fondarono Stintino, un piccolo paese sulla punta nord occidentale della Sardegna, oggi famosa soprattutto ai turisti. È a queste famiglie che verranno espropriati i terreni per costruirvi una colonia penale, che darà il via alla fisionomia carceraria dell’isola.

La figlia del Negus
La figlia del Negus deportata all'Asinara

Dopo il 1860 l’isola ha cambiato aspetto tante volte, diventando rifugio di ammalati di guerra, detenuti, mafiosi. Infatti è diventata prima una Stazione sanitaria di quarantena, poi un campo di prigionia nella prima guerra mondiale. Prigionieri all’Asinara furono anche molti deportati. Molti erano prigionieri politici, che durante e dopo il fascismo furono esiliati all’Asinara. Alcuni, poi, venivano anche dalle colonie, in particolare dall’Abissinia, da dove fu portata via anche anche la principessa, figlia del Negus.

Infine l’isola è stata una delle principali supercarceri italiane durante il periodo del terrorismo degli anni ‘70 e nella lotta contro la delinquenza organizzata. Il 28 febbraio del 1998, giorno in cui è stato mandato via l’ultimo detenuto, il carcere è stato chiuso. Un anno dopo è stato istituito il Parco Nazionale. L’isolamento, durato oltre un secolo, determinato dai “ruoli” che l’isola ha ricoperto, ha provocato da un lato la nascita del fascino e del mistero dell’isola e dall’altra l’indiretta conservazione di alcune aree integre e vergini, rendendola un patrimonio unico e di inestimabile valore a livello internazionale.

 

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