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«Sedici anni soli in un faro»
La vita di Giorgio Massidda e della sua famiglia

Punta Scorno
Il faro di Punta Scorno, dove viveva Giorgio Massidda

Una casa da sogno. Una casa nell’estremità nord dell’isola, le finestre che si affacciavano sull’oceano e dalle quali, nelle belle giornate, era possibile scorgere le coste frastagliate della Corsica. Una casa anche dove rinchiudersi, quando il vento implacabile di queste parti tirava forte o quando il cielo scagliava fulmini durante i temporali. Qui viveva Giorgio Massidda, negli anni ’50, in un’Asinara ancora brulla e libera.

Scegliere: Milano o Asinara. Giorgio Massidda, che oggi ha 69 anni, faceva il guardiano del faro. Aveva cercato di trovare lavoro a Milano, di lasciare questa piccola isola dove era nato e dove la sua famiglia viveva dalla fine dell’800, a Cala d’Oliva. Ma non c’era riuscito. Il forte contatto con la natura e la semplicità della vita quotidiana all’Asinara lo richiamavano insistentemente a casa.

Due lavori. C’erano solo due mestieri, però, che poteva intraprendere nella sua isola: la guardia carceraria o il guardiano del faro. Nel carcere non voleva lavorare. Così ha preso con una mano sua moglie, con l’altra la valigia, e ha deciso che la sua casa era a Punta Scorno. Dove si trovava un enorme faro, che di notte era d’aiuto per le navi costrette ad attraversare il pericoloso stretto di Bonifacio, che separa la Sardegna dalla Corsica.

I ricordi. “Ho un bellissimo ricordo di quegli anni. Certo, io e mia moglie eravamo soli perché le altre tre famiglie d’inverno non c’erano mai. Ma si stava bene, e poi io potevo andare a caccia e a pesca tutti i giorni, quando non lavoravo”. Chi forse non dovrebbe essere dello stesso parere è la figlia Marina, che per incontrare altri bambini con cui giocare doveva farsi dieci chilometri a piedi per raggiungere il più vicino centro abitato, Cala d’Oliva. Era qui, poi, che poteva frequentare le scuole elementari.

Mammolo, un gabbiano corso. Eppure anche Marina, come il padre, sembra aver dentro un “mal d’Asinara”. Ama quella terra e quegli angoli di natura incontaminata. E poi proprio sola non era, quando stava al faro. C’era un amico, Mammolo, che le faceva compagnia. Era un gabbiano corso, che al suo fischio scendeva a trovarla e zampettava al suo fianco nelle rocce sulle mare. Marina ha scritto anche un racconto su questa singolare amicizia, che è stato premiato e pubblicato da una rivista.

Tornare è difficile. Giorgio Massidda ha vissuto al faro sino agli anni ’80. Conosce ogni angolo, in terra o sottacqua, dell’Asinara, avendoci vissuto per cinquant’anni. Oggi vive a Porto Torres, in una casa dal cui balcone può vedere tutto il profilo della sua isola. “Così posso vederla ogni giorno. Vorrei andare, ogni tanto, ma non posso. Quando l'Asinara era ancora un carcere, prendevo la barca e andavo, le guardie mi conoscevano benissimo. Ma da che è diventata un Parco Naturale, io sono un turista come gli altri. E io non posso fare il turista in un’isola dove ho vissuto cinquant’anni della mia vita”.

 

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